Si potrebbe quasi gioire ed esclamare: finalmente il Governo procede al potenziamento e alla razionalizzazione dei fondi statali e dei tanti enti sulla cultura, per rendere più efficaci gli interventi e facilitare la partecipazione dei privati. Purtroppo non è così. Si tratta solo di tagli indiscriminati, giustificati da un populismo strisciante secondo il detto “ma a che servono? Sono cose insignificanti ed inutili”. Lo stesso schema si presenta per la scuola, l’università e la ricerca. I tagli sono dettati da pura ragioneria, senza pensare alle conseguenze per il futuro. La mannaia governativa non colpisce solo le istituzioni statali, ma anche coloro che ne operano fuori e mette a rischio tante competenze così come il futuro di moltissimi giovani che nel campo culturale, artistico e dello spettacolo spendono la propria progettualità.
S’intravvede dietro tutto ciò una ideologia di fondo (un pensiero unico) che ormai pervade la nostra società, in cui l’economico, cioè il profitto, prevale in qualsiasi campo, compresa la cultura, privandola di autonomia, soffocandola in strettoie utilitaristiche che la rendono senza valore. La televisione sembra l’unico riferimento e il massimo che si possa concedere alla cultura è l’intrattenimento.
Esistono differenti piani della cultura: i saperi, le dimensioni relazionali, la riflessione e la critica, la convivenza e il rapporto con l’alterità, che non possono essere semplicemente ridotti alla sfera economica o appiattiti dal sistema pervasivo della comunicazione.
Penso che l’autonomia del campo culturale va difeso in nome di valori connessi all’esercizio di un’attività di ricerca libera, autonoma e disinteressata. Bisogna fare fronte comune e comprendere che tanto i pensatori istituzionali quanto gli outsider sono produttori di beni culturali, di valori simbolici che è interesse di tutti salvaguardare. Per questo, però, ognuno deve dare il proprio contributo critico e propositivo, fuori da logiche corporative, senza ricadere in un nichilismo malinconico.
Bisogna denunciare i rischi dell’omologazione culturale e dire con forza che la cultura da sola non può farcela, ha bisogno dell’intervento dello stato, senza però rivendicare semplice assistenzialismo.
Veniamo alla Basilicata e a Potenza. La mia associazione, Basilicata 1799, che da anni lavora in questo campo, da tantissimo tempo ha posto al centro la necessità che nella nostra regione sulla cultura qualcosa cambi sia nei rapporti tra i soggetti culturali, sia nel campo politico-istituzionale. I progetti da noi realizzati, ultimi il Festival Città delle 100 Scale e Arte in transito. Paesaggio urbano e arte contemporaneo, realizzati a Potenza, hanno inteso costruire reti di relazioni tra diversi soggetti operanti nel campo culturale della nostra regione e della nostra città, razionalizzare gli investimenti, ampliare la partecipazione della gente fuori dagli ingessati contenitori istituzionali.
Paradossalmente si può affermare che vi è troppa presenza del pubblico ed eccessiva dispersione dei fondi. La politica e l’apparato amministrativo tendono a gestire direttamente la maggior parte delle attività soffocando lo spazio di crescita dei soggetti che operano nel settore. Oppure, a volte, si incontra il politico che pensa che la cultura debba servire semplicemente alla cura della propria immagine. Che cosa succede in realtà.? Nonostante anche le buone intenzioni, tanti fondi vengono consumati tra dipartimenti e assessorati regionali o comunali senza nessuna logica di convergenza, ognuno va per proprio conto e tanti interventi e progetti vengono conditi con attività di tipo spettacolare o culturale. Tutti fanno tutto, non sempre nel modo migliore. Inoltre, spesso, la prevaricazione burocratica istituzionale non permette a progetti che hanno spessore e potenzialità la giusta continuità per affermarsi nel corso del tempo.
Forse è davvero il tempo che si pensi ad una nuova normativa regionale sulla cultura, che sia occasione di discussione e confronto reale sul da farsi. Poche e sintetiche indicazioni da parte nostra a garanzia dell’autonomia di cui sopra: favorire attraverso la costruzioni di reti l’aggregazione dei soggetti culturali per la crescita delle loro competenze, garantendo autonomia e continuità; discriminare positivamente sulla qualità dei progetti; coordinare e accentrare le varie fonti di finanziamento; metter in campo regole certe e trasparenti di accesso ai fondi; favorire la partecipazione dei privati ai progetti con intese e premialità.
Chiedo troppo. Forse. Senza ciò non si va da nessuna parte. Bisogna resistere, fare e proporre.
Ulrich
Da dove cominciare? dai massimi sistemi del governo, dalle incazzature di Bondi (poi voglio sentirlo difendere i "suoi" tagli invece di quelli di Crudelio Tremont.. secondo me ha perso un'ottima occasione per additarlo come tra bambini ("è stato Lui!"). Che questo sia il governo della in-cultura è talmente palese che sfondiamo porte spalacate: c'è il peccato originale della Tv commerciale che ha plasmato al ribasso anche una certa preziosa Rai di cui abbiamo sfumati ricordi. Ma in fondo, da un governo miope "del fare" (che?!) non ci si può aspettare l'occhio di falco della lungimiranza (ma nemmeno la brevi-miranza) delle ricadute anche economiche che possono derivare da una maggiore attenzione a Cultura-Scuola-Ricerca.
RispondiEliminaE tuttavia... l'occhio miope acquista di colpo la vista acuta del falco (rapace) quando si intravvede una ricaduta elettorale, soprattutto in aree delicate. Un esempio, nella Puglia vendoliana: dopo la furia distruttiva dell'incendio del Teatro Petruzzelli di Bari, dopo la controversa e faticosa ricostruzione, un altro "incendio" stava per abbattersi, causa i tagli alle Fondazioni. Ebbene.. il neo-Presidente della Provincia, il destro Schittulli, ha strappato i fondi per escludere il Petruzzelli dalla lista dei morituri della cultura... Ma si può procedere per eccezioni, calcoli trasversali, profumi di Reconquiste elettorali??!
Regione Basilicata: quello che proponi sul tema "cultura" è troppo ragionevole perché si realizzi... Potrei estendere l'esempio ai mille rivoli in cui si sperdono le inziative (costose) dei Lucani nel mondo: tutti fanno tutto, spesso sovrapponendosi in modo ridicolo agli occhi degli stessi "beneficiati".
Caro amico, le tue affermazioni, proposte ed aggiornamenti giungono con un pò di ritardo rispetto
RispondiEliminaal dibattito in corso: tagli alla cultura e nuove regole connesse al suo sostegno.
Forse ti sfuggono quello che negli ultime tre anni "Rutelli quello di pane e cicora" poi Bondi hanno
propinato e realizzato in questo settore.
V'è un esposto/denuncia trasmesso 3 anni or sono alle competenti autorità sulla questione, ed è
ancora -portroppo rimasto inevaso-.
Sancito ed accertato che da tempo parlo e scrivo (personalemnte) e come direttore di un ente
pubblico della necessità di regole, parametri quali/quantitativi connessi al lavoro che il settore in
questione mette in campo, sviluppa e sostiene (leggasi l'intervento al convegno alla Camera dei
Deputati, vari articoli pubblicati sul Quotidiano di Basilicata (ultimo quello in occasione della
giornata mondiale del teatro) non voglio neanche lontanamente pensare che, solo ora che la frittata
s'è bruciata, molti operatori gridino: al fuoco! al fuoco!
Piuttosto, credo che in questo contesto vengono al pettine nodi che mai si son voluti (o tentati) di
sciogliere. Saluti cari.
Mariano Paturzo
Caro Mariano
RispondiEliminacome non darti ragione rispetto ad un atteggiamento di tagli indiscriminati della cultura che procede da anni. Però attenzione a non voler dare patente di buoni e cattivi anche nelle protesta o rivendicare primati di qualche genere. Chi scrive di tali problemi se ne occupa da anni sempre nella prospettiva di dare uno sguardo a quello che succede intorno con un’attenzione particolare a quei tanti giovani che operano nel mondo dello spettacolo e della cultura e hanno visto le loro aspirazioni e il loro lavoro spesso impediti dalla scarsa accessibilità ai finanziamenti pubblici, non “garantiti” da privilegi e rendite di posizione. Sicuro che in questo momento bisogna “resistere” e proporre, rivendicare e dare adito a nuove progettualità anche nella nostra regione, la Basilicata, possiamo essere accumunati in obbiettivi comuni.
Ti saluto
F.S. - Ulrich