mercoledì 1 maggio 2019

Primo maggio. Evviva il primo maggio

Ricorda da ragazzo (primi anni liceali) quando le mie passioni politiche incominciavano ad affacciarsi, leggevo sulla nascita del movimento operaio, tra ottocento e novecento, delle prime battaglie e scioperi proletari nell'Italia del Nord, della nascita del Partito Comunista, su cui si stagliava la
figura di Gramsci, la mia rabbia nei confronti del fascismo e del nazismo e della lotta dei contadini meridionali. Tutto questo si stagliava nella mia giovane mente come una grande epopea popolare che poi ritrovavo in film come i Compagni di Monicelli e più tardi in Bertolucci, in quel bellissimo affresco che è "Novecento".

Un'epopea che aveva nel primo maggio un valore particolare per la festa e per la universalità che essa assumeva. Per noi ragazzi e studenti era anche un banco di prova dell'impegno e del rispetto, della gratitudine da mostrare a quelli più anziani, operai emigrati soprattutto, che in quelle occasioni, quelli più impegnati, apparivano ai nostri occhi eroi che avevano messo a rischio la sicurezza economica ed esistenziale della loro vita per una ideale di solidarietà ed emancipazione.

Certo le cose sono cambiate, viviamo in epoca post-fordista e nella società postindustriale e ci siamo convinti (anzi ci hanno convinto) che tutti siamo imprenditori di noi stessi, mascherando in tal modo la dimensione reale del precariato e della fragilità esistenziale consumistica.

Penso che se il lavoro per tanti ha un volto diverso dal passato mantiene in se tutte le ingiustizie e le contraddizioni sociali così come nel mondo lo sfruttamento si manifesta per molti versi atroce e la povertà è presente in interi continenti.

Ora avere luoghi, eventi simbolici in cui si possa celebrare insieme qualcosa ha valore se si guarda in prospettiva. Oggi sicuramente bisogna trovare nuovi spazi in comune, per soggetti costretti alla precarietà e solitudine, per costruire intrecci solidali e di lotta.

Molto c'è già altro bisogna immaginare.
Viva il primo maggio.

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