Qualche giorno fa.
Stazione centrale di Napoli. In attesa di un pullman, il famigerato R5.
Sono abituato alle attese. Se hai fortuna aspetti mezz'ora. Ma che! A Napoli il tempo di vita è un approssimazione. Sono già 3/4 d'ora e il pullman è una speranza. Capannelli. Spuntano le solite lamentele.
Più di un'ora. C'è tensione si accende una piccola discussione: qualcuno inveisce, un signore con lo smartphone segue sul sito dell'azienda trasporti il virtuale percorso del pullman che secondo le indicazioni dovrebbe essere lì tra un 5 minuti, ma è solo virtualità. Telefona al numero verde che gli passa un altro numero, ma che non risponde. Riprova varie volte finalmente qualcuno dice che ce ne uno in arrivo tra 10 minuti.
Prosegue la discussione. Una signora, la più attiva e, a mio avviso, la meno lamentosa dice che forse i cittadini dovrebbero fare qualcosa. Ma gli altri ripetono con uno sbuffo che Napoli è così. Ma forse - sottolineo - è il caso di cambiare atteggiamento. Mi rendo conto della mia ingenuità e cedo la parola ad un signore, attivo al telefonino a rinviare strani appuntamenti. Mi guarda e mi dice: ma comunque io una città come Napoli non la cambierei mai (frase ambigua che può significare lasciare così come è, oppure nel senso di non andare a vivere da un'altra parte). Rispondo di botto: ma io non sono napoletano, se vi piace tenetevela. Mi taccio.
Il pullman arriva. Sono passati circa due ore.
Leggo sul Mattino della morte di Genny, il ragazzo 17enne di rione Sanità ucciso tragicamente. È innocente - urlano i manifestanti del rione (un rione carico di problemi, inquinato dalla delinquenza), che nell'olografia napoletano è tra i più rappresentati per la sua mistura antropologica e urbanistica del ventre napoletano. Ma, tanti sono i "ma" su Napoli. Ripenso alla mia risposta e all'innocenza di Genny e penso che Napoli non può essere abbandonata, ha bisogno di tutti (non solo di polizia), di un'Italia e di un Mezzogiorno più reattivi culturalmente pronti a spendere per il futuro di una città, di un territorio straordinario dove si consuma il mefistofelico intreccio di malavita, affari e politica in una devastazione morale e civile sempre più pervasiva.
Ma se si proclama l'innocenza significa che c'è colpevolezza. E nessuno può proclamarsi innocente se non sceglie Napoli.
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