sabato 28 maggio 2016

Il caso. Gomorra/Saviano. La serie

Leggo in prima pagina su un giornale ormai ultra governativo, cioè il Mattino, che Raf. Cantore, che presiede l'Autorità nazionale anticorruzione, alla presentazione del libro "Pelle di Napoli" di P. Treccagnoli, abbia aspramente criticata la serie televisiva Gomorra su Sky (particolare non insignificante) affermando che prospetta una visione oscura sulla città di Napoli che invece è molto più complessa e ricca, proprio come invece viene espressa nel libro di Treccagnoli. Quasi in contemporanea il P.M. Moresca, in una scuola di Ercolano diceva più o meno la stessa cosa sulla serie TV di Sky (su Saviano).
Alcune considerazioni.
Essendo un frequentatore della città, posso dire che la Napoli di Treccagnoli è affascinante e mi coinvolge molto.
Per quanta stima si voglia a Cantore e al suo lavoro, che francamente non abbiamo ancora capito in cosa consiste esattamente, mi sembra che il giudizio espresso abbia il sapore di una "velata" presa di posizione inopportuna nella campagna elettorale napoletana e anche sulle guerre di audience televisive.
Ora non capisco perché uno specifico prodotto televisivo debba essere preso così di mira, eppure Napoli è ampiamente rappresentata, per es., da una serie televisiva che ne dimostra tutta l' "umanità" quale "Un posto al sole"o da una trasmissione comica di successo come "Made in sud", basata sui tormentoni di una idealizzata napoletaneità, per non parlare del campo della musica e del teatro. Dunque esiste una rappresentazione variegata della città. D'altronde mi sembra volutamente ingenuo che una serie televisiva di quel format, non porti ad esasperare i profili dei personaggi. O ad operare, un taglio, se pur particolare, sulla realtà, una scelta di campo, come un divaricatore che allarga la fenditura per scrutare il male che vi opera .
Alcune conclusioni
Insomma costoro vogliono essere d'insegnamento ai giovani con il diniego, meccanismo di difesa - per buttarla in psicoanalisi - che è il rifiuto a riconoscere esperienze penose, impulsi, dati di realtà o aspetti di sé. Detto con parole veraci, è come buttare l'immondizia sotto al tappeto per far finta di aver ripulito il salotto.
Forse proprio perché la realtà è complessa, ai giovani, senza sottrargli ciò che è negativo, si potrebbe dare l'occasione di leggerla anche attraverso l'esagerazione della fiction. Forse si potrebbe dire ai giovani: "guardate che certamente Gomorra non è la realtà tout court ma che, se continuiamo a lasciarla così com'è, può diventare Gomorra, un male che può inghiottirci senza poter trovare vie d'uscita".
Penso, con sospetto, che se non lo si fa allora le motivazioni sono ben altre e sconfinano negli interessi di parte, e mostrano l'incapacità della classe politica e dirigenziale a giustificare se stessa, del ritardo e della debolezza nell'affrontare i veri problemi di una realtà così complessa. Attaccano la "finzione" perché non afferrano la realtà che gli sfugge di mano. Quanta povertà intellettuale e politica!

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