Un pimpante e feroce trevigiano esaltato dal contesto aggressivo contro l'ospitalità ai profughi proclama: "nessuna etnia può convivere con quella europea". Una signora esclama: "abbiamo vinto, gli abbiamo mandati via. Guardi che io non sono razzista".
Si possono fare anche ironiche considerazioni ma il virus razzista è ormai diffuso e sta diventando pericoloso. La parola razzismo/razzista sta man nano acquistando uno status distintivo, di protagonismo attivo, mascherato dietro al disagio sociale ed economico. Gli esiti di tutto ciò sono imprevedibili e pericolosi per la convivenza umana e civile. La soglia morale su cui segnare il passaggio dal bene al male si fa sottile e confusa tale da determinare comportamenti di assoluta normalità e indifferenza difronte ad eventi quali la violenza, la strage il genocidio che altrimenti sarebbero considerati insopportabili. Eppure a chi oggi suscita pietà o sdegno che nel Mediterraneo muoiano centinaia di persone (se questo termine vale ancora per designare la dignità di ogni essere umano)? O già implicitamente si ammette che esiste una umanità minore cioè esseri non pienamente umani? Il conteggio dei morti è ormai diventata solo contabilità. H. Arendt ci ha insegnato come il male può essere banale e convivere con la normalità quotidiana dietro la facciata di una madre o padre di famiglia trevigiano o romano o ....
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