Una dichiarazione al giornale "Il Quotidiano"
Io trovo difficoltà a prospettare un canone di bellezza per una città. Le città storiche e cariche di opere d'arte hanno sicuramente una eredità di "bellezza" vera o presunta. Molte volte dietro alla parola "storico"si nasconde una pigrizia estetica, infatti vicino a ciò che si considera "Storico" non si ha voglia di esprimere un giudizio estetico "p.e. dire questo è brutto", si avverte disagio rispetto all'opinione comune.
Sicuramente l'arte contemporanea ha fatto saltare le categorie di bello e di brutto nella classica contrapposizione, ritornando ad una visione più originaria dell'estetico, inteso come sentire (e quindi qualcosa che supera il semplice vedere ).
La città contemporanea si qualifica come dismisura ed è informe quindi priva di una sua armonia, misura e simmetricità. Si manifesta più come un labirinto in cui si possono effettuare molteplici esperienze. C'è frantumazione nei percorsi, nelle vedute, nei caratteri. Per esempio lavorando su Potenza, (come associazione e Festival Città delle Cento Scale), essendo priva di una coerenza urbanistica e "stilistica" abbiamo cercato di cogliere elementi immaginifici, la verticalità e la luce, simbolici (Ponte Musmeci, scale), storici (il teatro Stabile), mitici religiosi (i fanoi) con attività, istallazioni, performance ecc. Cosa voglio dire?
Sicuramente a partire dall'epoca moderna l'estetica ha avuto minimo, come ci insegna Kant (per tornare al liceo), due categorie, il bello e il sublime, tutti e due appartengono al sentimento estetico.
La città, a mio avviso, s'immagina e si costruisce nella rappresentazione che se ne dà e nelle relazioni che vi si costruiscono. In tante città tanti luoghi bellissimi sono ridotti, per esempio, a spazzatura consumistica, come tanti luoghi dell'abbietto della marginalità possono diventare al contrario luoghi belli e ambiti. Matera da questo ultimo punto di vista certamente ne è un esempio.
Tutto il resto francamente è noia.
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