sabato 25 febbraio 2017

A margine di Fa’afafine – Mi chiamo Alex

Ecco un mio intervento apparso sulla Gazzetta di Basilicata del 25/02/2017sulla polemica aperta dello Spettacolo Fa'afafine , in cui cerco di ragionare intorno al pericolo di censure e autocensura e a forme di poteri diretti e indiretti in un momento in cui "le guerre di religione" è di "civiltà" si legano a rivendicazioni di carattere identitario. 


Di Francesco Scaringi


La "censura" dello spettacolo teatrale Fa'afafine – Mi chiamo Alex e sono un dinosauro di Giuliano Scarpinato , operata da ambienti politici e religiosi, va letta a varie dimensione per capirne la complessità e perché è preoccupante.

Preoccupante non perché considero le idee opposte alle mie come pericolose ma sicuramente alcune posizioni di potere e di privilegio dirette ed indirette possono risultare pericolose per il rispetto della libertà e della circolazione delle idee di tutti. 

Non mi soffermerò sullo spettacolo, che è di buona qualità artistica. Il contenuto è trattato con delicatezza ed è adatto ad un pubblico giovanile  per potere  discutere anche su questioni che segnano profondamente la crescita individuale, le relazioni tra pari e il mondo degli adulti a incominciare da meccanismi di sopraffazione, esclusione e violenza che possono causare infelicità per esseri in carne ed ossa e, e se credenti, con un'anima. Quindi non individui astratti, ma individui che violentemente sono   etichettati con mostri o anormali  secondo i portatori di una idea di normalità e natura "a tutti i costi" in  base ai loro criteri di verità. 

Non condivido nemmeno il silenzio dei fautori del "politically correct", pronti a manifestarsi solo opportunisticamente in condizioni di facile appariscenzanza.

Nè tantomeno voglio ribadire le mie convinzione, che sono su posizioni di maggiore vicinanza ai movimenti più "radicali" sulla teorie gender e dei movimenti lgbt.

Si tratta di rilevare una debolezza di carattere politica e una subordinazione culturale dei nostri governanti, della politica e dell'ambiente "culturale" più complessivo della nostra città e regione. 

Infatti lo stesso circuito teatrale Teatro Uniti ha dovuto subire pressioni considerevoli. 

Ma cosa rende la situazione Preoccupante?

Partiamo da una esperienza diretta. Nella sesta edizione del Festival Città Cento Scale tra i vari incontri ne organizzammo uno con Federico Zappino, filosofo, curatore e traduttore di J. Butler, filosofa tra le più interessanti, a nostro avviso, nella discussione dell'attuale femminismo e della cultura gender. Il titolo dell'incontro "il genere. Luogo precario" prendeva spunto dal tema del festival "Prexarietà" e da un saggio della stessa Butler, che è indicata quale icona negativa (demoniaca) da alcuni movimenti integralisti a sfondo religioso. Decidemmo di fare l'incontro chiedendo ospitalità allo spazio Uplaz perché fosse meno formale e più diretto con i movimenti e la cittadinanza senza voler incasellarlo in una dimensione istituzionale. Atteggiamento che con la ragione di poi, considero una sorta di errore. 

Infatti è successo che, sempre nella stessa edizione del festival, ci fu letteralmente sottratto il teatro per renderlo a disposizione del il convegno "anti teoria gender" con ospite d'onore Adinolfi (25 ottobre2015), organizzata da parte degli stessi ambienti che oggi censurano la rappresentazione. Ricordo la pacifica contestazione dell'Arcigay in piazza Mario Pagano. 

Protestammo risolutamente perché l'imposizione ci costava in termini d'immagine, di relazioni con l'importante compagnia Virgilio Sieni, che portava una delle sue produzioni più belle "Chora",  ed in termini economici. Lo spettacolo fu annullato perché non c'erano altri spazi idonei e attrezzati e date disponibili per uno spettacolo del genere. 

La motivazioni apportata riguardavano una sorta di diritto di prelazione da parte del Comune secondo regolamento e una cattiva gestione dei calendari d'impegno del teatro. 

Abbiamo protestato non perché ad altri fosse impedito di esprimere idee molto diverse se non contrarie dalle nostre. La protesta, accolta in parte in seguito, segnalava una prevaricazione e una subordinazione da parte amministrativa ad una pre-potenza di carattere culturale, religiosa, ideologica e chiaramente politica. 

Da tutta questa storia si capisce che ci sono in atto battaglie culturali e politiche molto importanti da combattete. 

Infatti c'è in giro la volontà di ritornare indietro con la spada sguainata con lo sguardo verso orizzonti di guerre di civiltà e di religione (perché questi sono gli immaginari a cui s'ispirano molticomportamenti).



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