Chi ha memoria si ricorderà la vicenda della scuola materna "Olga Rovere" di Rignano Flaminio.
Nell'estate del 2006, i genitori di alcuni bambini iscritti all'asilo del comune in provincia di Roma, denunciarono delle maestre per aver abusato sessualmente dei loro figli. Si aprì un processo.
I giornali e le televisioni si lanciarono sulla vicenda con furore e odio nei confronti degli accusati immediatamente arrestati, tre maestre della scuola materna, il marito di una di loro, regista televisivi, la bidella, e il benzinaio.
Si raccontata a tinte fosche, con particolari sempre inediti e improbabili, di brutali maltrattamenti e abusi dei bambini scambiati tra i vari protagonisti.
Il dibattito che ne seguì fu feroce e chiunque, compreso il sottoscritto, che faceva notare delle incongruenze o aspetti che sembravano fantasiosi veniva aggredito dalla cerchia di amici e colleghi accecati dall'orrore e dalla paura.
I genitori dei bambini, soprattutto alcuni, erano continuamente in televisione, diventati ormai molto popolari, alcuni di questi facevano parte anche di associazioni con risvolti politici.
Insomma un follia collettiva, un delirio generale che non teneva più conto dei fatti e delle evidenze.
Si era creata un vortice di immagini, parole e sentimenti rabbiosi da invocare anche la pena di morte.
Il tutto si è risolto definitivamente nel 2014.
Tutti gli imputati alla fine sono stati assolti sia in primo grado che in appello perché il fatto non sussiste.
La motivazione dei giudici affermava tra l'altro: "i minori furono influenzati dai genitori e che gli stessi intrecciarono le loro esperienze sino a determinare un inestricabile reticolo". Inoltre, "le dichiarazioni dei minori spesso sono inconciliabili tra loro; talvolta sono prive d'intrinseca credibilità e coerenza, facendo riferimento a fatti inverosimili, che suscitano dubbi in ordine alla capacità dei piccoli di discernere tra fantasia e realtà".
Sicuramente in questa vicenda, al di là di come si è conclusa, molte vite sono state segnate da quella dei bambini e dei genitori a quella degli imputati, in nome di una famelica opinione pubblica nutrita dalla stampa e dalle televisioni alla ricerca di audience. Certamente ostacolando la giustizia nel suo delicato compito, soprattutto quando si ha a che fare con bambini.
L'attuale caso di Bibbiano aggiunge qualcosa in più, il cinismo di politici e macchine propagandistiche che usano la tragedia e le paure per fomentare odio per il proprio tornaconto politico.
Comunque andrà avanti e si concluderà la faccenda in termini giudiziari poveri bambini, poveri tutti.
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