Fare l'insegnante è molto strano per tanti motivi e vale molto quali siano state le motivazioni che ti hanno spinto a farlo. Per me sicuramente una spinta sociale, la scuola come superamento delle disuguaglianza.
La cosa straordinaria e che quello che fai e come lo fai, come sei e come dovresti essere non coincidono mai a come gli/le alunni/e ti percepiscono perché anche loro sono portatori di esperienze e differenze.
Così ho sempre pensato che il rapporto di "amore/odio" che si instaura tra insegnante e alunni/e sia positivo anche nell'aspetto dell'"odio" che non deve influenzare in negativo la tua attenzione.
Non ho mai pensato che l'insegnante dovesse essere percepito "buono" a tutti i costi, convinto che chi ti sta difronte non è un perenne bambino/a d'accudire.
Ogni relazione è incontro e anche scontro.
Però quanto più si è insegnante tanto più devi "venire meno", nel senso di non sottovalutare chi ti sta davanti ma considerarlo come una persona che si confronta e verso cui devi prestare attenzione sapendo che non è conoscibile sino in fondo ma che è importante. Lasciare aperta la distanza che permetta ad entrambi di essere liberi nella relazione, nelle apprendimento ed insegnamento.
Così è bello ricevere messaggi di tuoi/tue ex alunni/e, che, nonostante il rapporto instaurato, ti chiedono un consiglio, sapendo che, magari, non hai nulla da dire, solo per trovare una sponda per elaborare un loro percorso di vita.
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