venerdì 30 agosto 2019

Bambini, burattinai, fantasia e realtà

Questa immagine esercita un forte attrazione non solo per la sua composizione estetica o per la tenerezza che promane dalle espressioni dei bambini.
Induce ad una riflessione molto profonda.

Siamo difronte ad un interrogativo di grandine fascino sul rapporto tra realtà e rappresentazione.

Da una prospettiva esterna, a colpo d'occhio, si scorgono un teatrino di marionette, dei bambini presi dalla rappresentazione e i burattinai mentre manipolano, recitano e raccontano.

Da una parte la finzione (il teatrino e le marionette), dall'altra i manovratori della finzione e ancora i bambini che oltrepassano la finestra per immergersi nel mondo del fantastico.

Tutte queste rappresentazioni sono colte in un unico sguardo che le pone in relazione tra loro, aprendo un vorticoso gioco di rimandi.

Si potrebbe dire eccoci di fronte al mito della caverna di platonica memoria. L'inganno delle ombre, i manovratori dietro il muro, gli incatenati al suolo (i bambini) e il rapporto negativo tra l'inganno e la realtà che solo lo schiavo liberatosi dalle catene (il futuro filosofo) può svelare dopo il lungo percorso di rigenerazione verso la luce.

Eppure qui si scorge l'altro aspetto della filosofia, espresso dall'incanto dei bambini e cioè la meraviglia, il guardare il mondo con la preziosa domanda del perché.

Certo il thaumazein (così chiamavano la meraviglia gli antichi greci) confina anche con il terrore, l'angoscia della morte e del nulla, che il filosofo Severino pone (sulla scorta di Platone e Aristotele) come motore primo dell'incedere della filosofia.

Ancora, se ad un primo momento, guardando i soggetti protagonisti della foto, bambini e burattinai, si può segnare un confine tra realtà e fantasia, il riquadro del piccolo teatrino come porta, specchio di passaggio nell'altro mondo, allargando lo sguardo realizziamo, con una certa evidenza, che tutti i confini posti in precedenza tra le varie prospettive, sono collocati all'interno dello stesso mondo/panorama.

Come se man mano i confini tra i vari elementi sfumassero ed emergesse una loro compenetrazione.
Ognuno compone una parte del tutto e ogni parte è in relazione al tutto.

Questo rende meno chiari i vincoli evidenziati, la forza di sbarramento delle soglie individuate nel segnare il passaggio tra realtà e immaginazione, mondo e apparenza.

Tutto è rappreso entro un immagine, entro un occhio che guarda che a sua volta è guardato in un rimando continuo senza soluzione di continuità.

Cosa sia la vera realtà è la domanda a cui gli uomini hanno sempre tentato di rispondere con il mito, la religione, la ragione oggi prevalentemente con la scienza.

Sempre però si sono scontrati con la fragilità delle cornici frapposte tra ciò che realtà e ciò che apparenza con i dubbi, le ambiguità e anche i pericoli che questo comporta.

Nel nostro mondo sembra che non sia più neanche lecito porre la domanda.

Sembra che ormai sia sancita l'assenza di una qualsiasi differenzazione, e che si sia realizzato lo smascheramento di ciò che Nietzsche considerava la costruzione della grande menzogna operata della filosofia nel rendere il mondo vero il mondo delle favole, attestando che la verità sia solo espressione del gioco di forza della volontà.

Di fronte a questa paradossale verità si deve constatare l'impossibilità della verità e dunque farsi forte di ciò senza alcun rimpianto.

L'attuale moltiplicazione delle immagini della realtà con l'avanzare del mondo digitale sembra confermare ancora di più questa ipotesi. Ciò che si può scorgere però, anche qui, è che siamo di fronte ad un paradosso che va sciolto, dato appunto dal fatto che ancora viene posto o si deve porre l'interrogativo.

E se la risposta, o meglio il riformulare la domanda, non sia proprio da riprendere dallo sguardo dei bambini, dalla meraviglia, cioè di non lasciare cadere comunque l'originaria domanda del perché.

Certo le vie dell interrogazione possono essere meno dirette e più trasversali nel tentativo di continuare a smascherare il gioco della volontà pur nell'impossibilità della verità.

I bambini sono i nostri maestri.

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