sabato 4 luglio 2020

Potenza città d’arte?

Alcune mie note su Potenza per trovare una chiave di lettura che individui le "vocazioni" di una città capoluogo, tenendo presente l'esperienze dell'Associazione Basilicata 1799 realizzate in modo particolare con il  "Città Cento Scale Festival", "Serpentone Reload", "ArteInTransito" e i "Giardini in movimento", passaggi significativi di un percorso creativo, che ha avuto come focus la città di Potenza. Uno sguardo non verso il passato ma sul presente e il futuro.

Contesti e pretesti
Insomma un po' di tempo fa c'era una trasmissione televisiva che si chiamava "Odeon tutti fa spettacolo". Ecco a me sembra che usare la parola "Arte" o "Cultura" ha spesso il valore di cercare delle etichette per dire tutto e niente.
La definizione di "città d'arte" in genere si riferisce a città che hanno un patrimonio artistico, culturale e di conservazione urbane di particolare valore, con istituzioni culturali e artistiche consolidate e di rilievo. Basti pensare a Firenze, ma alla stessa Napoli, che è una città immensa che io amo tantissimo.
Poi esistono miriadi di centri grandi e piccoli con significative e interessanti tracce di carattere storico-culturali e altre che si caratterizzano per un qualcosa di culturalmente valido però dentro un contesto regionale con una molteplicità di offerte.
Potenza in questo non è diverso, nel bene e nel male, da tante altre piccole-medie città italiane, nonostante l'essere stata - e per alcuni versi ancora lo è - vittima di speculazione edilizia e di devastazione urbana.
Se non vogliamo fare di questo appellativo "Città d'arte" solo una scusante per convenire alle richieste dei commercianti, soprattutto del centro storico, che stanno condizionando la discussione sulla città, allora bisogna pensare in modo diverso su cosa debba essere Potenza.
Per prima cosa bisogna comprendere se si possa fare riferimento ad un'" "autentica vocazione" della città e in secondo luogo in che termini possiamo parlare di arte, cultura e di turismo.

Potenza Città Capoluogo
Credo che l'attuale riflessione sulla città di Potenza manchi di slancio.
Una città che nella discussione pubblica sembra volere puntare tutto sul turismo e il massimo d'immaginazione che ne viene fuori è la formula del "villaggetto turistico" per dispensare intrattenimento.
Per quanto riguardo la prima considerazione che mi viene da fare è che Potenza debba riprendersi in modo più consapevole l'appellativo di "Città Capoluogo".
Mi spiego meglio per non creare equivoci. Bisognerebbe cambiare ottica partendo dal presupposto che un minimo di vocazione una città deve pur averla. Se Matera punta in primis sul turismo fa bene perché ha tutte le carte in regola avendo un patrimonio urbano, naturale e storico di grande forza e suggestione a partire dai Sassi (ma anche su Matera andrebbe fatto un discorso a parte sui rischi di gendrificazione).
Da dove si dovrebbe partire per Potenza?  Direi dal ruolo istituzionale e storico della città, cioè il fatto che è "capoluogo di regione". Prima di tutto, però, dovrebbe rendersi consapevole di questo ruolo.
Attenzione, ripeto, non voglio essere frainteso, con questo non intendo assolutamente dire, che deve riprendere i vecchi vizi accentratori e di concentrazione della spesa pubblica. Al contrario deve diventare un centro propulsore amministrativo, economico e culturale a partire dai grandi complessi che sono anche grandi aziende, quali l'ospedale San Carlo, l'Università, la Regione. In questo senso farsi città-regione.
Così come urgentemente va pensato il ricollocamento delle zone industriali e quali indicazioni cogliere per guardare al futuro in termini d'investimento per la formazione, lo sviluppo tecnico industriale, l'innovazione, tenendo presente la questione petrolio.
Dal punto di vista urbanistico paradossalmente bisognerebbe parlare in termini di "vuoto" non di "pieno".  Così se tanti spazi "verdi" emergono è meglio non soffocarli con tonnellate di cemento per una città che ha scelto in passato un discutibile sviluppo urbanistico che ha cementificato ogni anfratto e pendio.
Esempio di perdita di tempo la questione stadio pensata in un posto, l'ex Cipzoo che può essere invece immaginata come uno "slargo" per una città che ha ridefinito i suoi parametri di centro e periferia. Una zona sicuramente da vocare in termini di verde, dove sarebbe possibile praticare una vita salubre e fare buono sport all'aperto prevedendo spazi "performativi".

Città e identità
Per esempio sul centro storico la discussione, come dicevo, è condizionata in modo prevalente dai commercianti - che avvertendo la crisi, sono alla ricerca di immediati "miracoli" pensando di concentrare tutti gli interessi e i servizi della città al centro secondo una retorica storico-identitaria che lascia un po' il tempo che trova.
È bene fare sul centro storico una riflessione più attenta e a lungo raggio pensando alla nuova configurazione urbana della città e a come creare un sistema di mobilità per mettere in relazione tanti quartieri che hanno acquisito peso e funzione importante, sia per numero di abitanti sia per la vita sociale ed economica cittadina, da configurarsi come altrettanti "centri".
Se dobbiamo immaginare Potenza come "città d'arte" più che guardare al passato bisogna pensare al presente e soprattutto al futuro, o ancora meglio pensare alla contemporaneità.
In altre parole bisogna puntare ad una sua riqualificazione guardando al futuro in termini di qualità urbana e architettonica riconnettendo un tessuto culturale interessante e presente nella città. Questo non vuol dire che bisogna abbandonare il passato, che va ricollocato all'interno di una visione più ampia ed organica dell'offerta culturale e turistica della città.

La nostra esperienza
E' questa idea di città che abbiamo cercato di veicolare con ciò che abbiamo fatto e continuiamo a fare, prima con "Arte in Transito" e poi con il Città Cento Scale Festival, di cui sono responsabile, che ha come proprio contesto la città, e che si è conquistato un posto di rilievo nazionale e internazionale nell'ambito dei festival multidisciplinari.
Siamo partiti dall'idea che la città è qualcosa di complesso fatta di contesti diversi e contraddittori che vanno messi in comunicazione sia in termini urbanistici che nei termini culturali e sociali. Così come siamo andati alla ricerca di simboli significativi per la città, come il Ponte Musmeci, su cui siamo riusciti a portare la giusta attenzione (anche se le operazioni effettuate in seguito, da noi fortemente contestate, sono discutibili), oppure abbiamo cercato di far capire che il concetto di bello e di brutto può assumere caratteristiche altre se si connota diversamente il contesto (vedi per esempio l'operazione di Serpentone Reload) o come sia necessario ripensare gli spazi pubblici a partire dall'idea che abbiamo lanciato del "giardino in movimento" oggi ripresa da più parti. Questo lo si fa costruendo e non solo celebrando.
Detto in altri termini l' "identità" culturale non può essere ancorato ad un mitico passato ma va costruita e oggi un modo per costruirla è guardare al presente e al futuro, soprattutto in quest'epoca avida di tempo e di futuro.
Se necessario anche scontrarsi con una mentalità stantia infarcita di luoghi comuni che intendono la cultura e l'arte unicamente sotto l'aggettivo "storico", che quanto più è indeterminato tanto più diventa per molti significativo ed evocativo.

Passato, presente e futuro
Possiamo dire che dal punto di vista culturale Potenza è una città vivace e qualche tentativo di carattere istituzionale per elevare e qualificare la proposta artistica è stato fatto. In passato, per esempio, si è tentato di dare un segno culturale alla città con importanti mostre. E' mancato, però, il rapporto reale con la città, correndo il rischio di mettere in piedi operazioni come semplici blasoni di merito per chi li faceva.
Bisogna confluire nel mondo in modo originale e costruttivo acquisendo conoscenze e competenza, entrando nelle reti e nei circuiti nazionali ed internazionali, sviluppando capacità progettuali.
Per fare un esempio. Come associazione e Festival siamo stati protagonisti per Matera 2019 con un nostro Project Leader, con produzioni artistico - spettacolari di grande rilievo. Ci aspettavamo una vicinanza maggiore del Comune di Potenza e una maggiore compartecipazione della città nel progetto Matera 2019. Ma così non è stato. La nostra proposta, per esempio, di rendere il teatro "Stabile" di Potenze un centro di produzione per le attività di Matera 2019, tenendo presente che Matera non aveva un teatro, non è stata presa minimamente in considerazione.
Hanno pesato molto, probabilmente, logiche di rivalità o egoismi territoriali, o giochi delle parti tra politici. Sta di fatto che un'occasione utile per dare una "identità" al teatro è saltata così come la possibilità di creare competenze tecniche e manageriali per la conduzione del teatro stesso.  
Troppi attori, soprattutto politici o funzionari, che si proclamano direttori artisti e con la vocazione a gestire direttamente gli eventi.
Insieme alla tradizione e al folklore bisogna puntare sulla qualità dell'offerta culturale che con eventi e appuntamenti stabili riconoscibili per originalità richiamino pubblici "più interessati" e sempre più ampi, attratti anche da un conteso regionale fruibile ed intrigante.
Per questo è importante relazionarsi con i borghi circostanti, diventare, come città, tappa obbligata in un collegamento ben strutturato tra il versante campano e materano/pugliese.
Soprattutto va modificato l'approccio aprendo spazi ai giovani che oltre agli interessi artistici e culturali devono acquisire ampie competenza progettuali e gestionali, per inserirsi nelle reti e nei canali europei ed internazionali. In questo le istituzioni dovrebbero intervenire non solo in termini formativi, ma con modalità concrete di prestiti, o altre forme d'investimento che mettano i giovani subito a confrontarsi con il fare. Ma soprattutto coordinando le molteplici offerte regionali senza creare competizioni territoriali (politiche), di enti predisposti o frammentazioni di spesa.
Insomma c'è molto da fare e molte cose si possono realizzare.


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