mercoledì 26 agosto 2020

Presentazione Città Cento Scale Festival - dodicesima edizione

 

Pubblico alcune parti della mia presentazione della dodicesima edizione del Città Cento Scale Festival tenuta il 25 agosto 2020.  Mentre  il mio intervento ha riguardato più gli aspetti culturali e "politici" implicati nel festival, con una particolarissima attenzione alla città di Potenza, Giuseppe Biscaglia (altro codirettore) ha presentato l'articolazione degli spettacoli, la motivazione delle scelte, le novità, gli ambienti.

 

Tra i nomi in cartellone, Davide Enia, El Conde de Torrefiel e la compagnia spagnola Agrupation Senor Serrano, il coreografo di danza contemporanea Olivier Dubois, il regista e drammaturgo Sergio Blanco, il premio Ubu come miglior attore del 2017 Roberto Latini e Massimiliano Civica, premio Ubu alla miglior regia 2015, oltre alla bottega d'arte Fanny & Alexander e alla regista Emma Dante.

 

Il programma con le varie sezione e l'intera articolazione lo si trova sul sito www.cittacentoscale.it

o seguendo i social.

Iscrivendosi al canale Telegram si possono ricevere "in diretta" tutte le informazioni: https://t.me/cittacentoscale

 

 

Intervento

 

Non voglio essere molto diplomatico perché sono "arrabbiato" ed indignato.

Voglio spiegarvi il perché, prima di passare alla presentazione del contenuto del festival.

Se quest'anno facciamo il festival è per RESISTERE a tutti i tentativi coscienti ed "incoscienti" di "sbarazzarsi" della cultura, di farla passare come un qualcosa di complementare e non essenziale per la vita dei singoli e delle comunità.

 

Solo intrattenimento? Non un solo riferimento alla ricchezza che la cultura e lo spettacolo dal vivo possono arrecare ai cittadini.

Insomma la cultura e lo spettacolo vengono considerati come passatempi senza aver rispetto per il lavoro e l'enorme quantità di lavoratori che ci stanno dentro e che vivono sistematicamente nella precarietà e sono fragili, ultimi nelle considerazioni dei nostri governanti.

 

Ora per farvi capire anche le nostre difficoltà, come associazione, aldilà di quelle del Covid, vi dico solo per esempio, che per quanto ci riguarda, l'ammontare dei contribuiti pubblici complessivo si è ridotto del 40% in questo ultimi tre anni.

 

Ultimamente, abbiamo scoperto, che la Regione ha fatto un'operazione a dir poco incongruente. Aveva spostato dallo spettacolo dal vivo circa un milione e mezzo sul 2019 (parliamo non di quest'anno) per giochi interni alla giunta e per contrasti con funzionari. Adesso sembra che ci sia stata una integrazione, resta comunque un taglio lineare di circa del 20% a giochi già fatti e attività svolte. E non sappiamo ancora a quanto ammonta il contributo per il 2020 nonostante che la legge prevede un piano triennale.

 

E nonostante tutto, come sentite in giro, tutti si riempiono la bocca con la "Bellezza". 

Basta non ne possiamo più,  è stata banalizzata abbastanza questa bellezza, svuotandola di contenuti, anche dei risvolti inquietanti e conflittuali che la "bellezza" porta con sé.

Ditelo chiaramente che volete monetizzare per profitto tutto e dunque ciò che vi interessa è più il versante dell'intrattenimento e non quello della crescita civile e culturale a fondamento della democrazia.

 

Altrimenti le nostre città non sarebbero pensato solo come piccoli impropri villaggetti turistici per passare le serate.

 

Attenzione nulla di contrario al divertimento e auguro tanto divertimento, magari con maggiore consapevolezza in questi periodi.

Penso che c'è dell'altro su cui pensare e riflettere e darsi da fare.

 

Come abbiamo più volte dichiarato il nostro festival quest'anno per una serie di motivi è un ritorno alle origine, ai "paesaggi urbani", il ritorno dentro la città dopo il lockdown, non semplicemente per evitare il contagio, ma perché viviamo in un momento di grande incertezza.

 

Di qui il titolo del festival, Assenza/Presenza.

Chi ha seguito la nostra comunicazione avrà notato in giro alcuni manifesti con la parola SENZA, che se ci fate caso è il trait d'union tra Assenza e Presenza.

Abbiamo posta alcuni interrogativi sul senso di vivere oggi in una città a partire da ciò che è assente, come privazione, mancanza, desiderio per costruire percorsi di una presenza affermativa e trasformativa.

 

Se è della città che parliamo allora concedetemi di soffermarmi in modo particolare sulla nostra città, Potenza.

 

Per un attimo possiamo mettere tra parentesi Matera e la famosa capitale della cultura 2019. Associazione solo Matera alla Cultura sta diventando un po' ingombrante e limitativo.

 

Ho scritto e detto che l'attuale dibattito sulla città di Potenza non è all'altezza della situazione, e non le fa onore. Quando si pensa al futuro di una città bisogna prendere consapevolezza di quello che si è per potere guardare al futuro.

Una volta si diceva trovare la vocazione di una città. Io dico trovare dei punti di appoggio su cui fare leva per permettere ad una città un progetto comune.

 

Dico e ribadisco che questa città deve essere consapevole del suo essere capoluogo di regione, su questo deve far leva per essere una città propulsiva per l'intera regione, fuori dall'idea di accentramento e di speculazione. Propulsiva in termini amministrativi, economici e culturali.

 

Convincersi di questo significa convincersi di essere una città che deve rappresentare adeguatamente e dinamicamente l'intera regione.

Allora bisogna agire non nei termini della mediocrità ma pensare in "grande", attenzione non è una questione di presunzione o arroganza, seguitemi nel ragionamento

 

È l'atteggiamento costante che noi abbiamo avuto con il nostro festival (chiamato città cento scale proprio per la città di Potenza) che abbiamo immaginato sempre "in grande" proprio a partire da una piccola città. E sicuramente oggi è uno dei festival con una certa valenza ed è un presidio culturale importante.

Caddirittura qualcuno, lo dico scherzando, c'è lo vuole "scippare" proprio perché non si considera Potenza una città "rappresentativa" insistendo sull'idea della mediocrità e del brutto. Luoghi comuni che invece noi cerchiamo, attraverso le nostre elaborazioni, di disinnescare, facendo leva su una bella storia culturale di questa città. Basti pensare al tetro dagli anni settanta in poi. Potenza è stata un punto di riferimento nazionale e noi vogliamo potenziare quella tradizione.

 

Ci può ispirare San Tommaso d'Aquino che nella sua "Summa Teologica" ha parlato della MAGNIFICENZA come una "attributo" che caratterizza la "Potenza" divina e per riflesso gli esseri umani.

Tommaso d'Aquino si rifà la a Cicerone evidenziando come la magnificenza consiste nel fare grandi cose." Essa appartiene alla virtù della forza (fortezza) e coraggio, perché riguarda l'assunzione di grandi cose e azioni, e perseverante anche quando le circostanze possono rendere difficile la loro realizzazione"Summa , IIa IIae q. 134 art. 1-4).

 

Come vedete la magnificenza è legata ad altri due termini al coraggio (bisogna avere coraggio, non essere vili e mediocri) e ad una delle virtù teologali, la "fortezza" intesa qui come un qualcosa che fa da base solida e sicura. E san Tommaso non trascura neanche i soldi, che noi possiamo tradurre come investimento.

 

Il festival ha fatto un lungo cammino e anche quest'anno, per le cose che vi dicevo non l'abbiamo voluto sminuire se pur modificato in alcuni aspetti nella formula sia per una questione d'impostazione, economia e del Covid, a soprattutto perché vogliamo sperimentare nuove formule.

 

Abbiamo cercato di "aggirare" le difficoltà con molta creatività.

Il festival fondamentalmente si divide in tre parti nel corso del suo sviluppo:

Si svolgerà nei tetri e nei luoghi pubblici. Quest'anno abbiamo tenuto presente due quartieri in modo particolare: Bucaletto (con un riferimento a 40 anni dal terremoto, l'altra catastrofe) e l'altro quartiere è' "Poggio tre Galli" che ci è sembrato emblematico di come la città si sta sviluppando, in modo policentrico.

Mentre a Potenza si discute solo di stadio e centro storico senza pensare alla città nel complesso.

 

Un altro spazio che utilizzeremo sarà il capannone della Metaltecnico nella zona di Tito Scalo dove abbiamo concentrato tutte una serie di attività, per creare un ambiente di coinvolgimento totale, dove sarà possibile vivere varie interconnessioni tra teatro, danza, arte, performance, fotografia, musica, installazioni sonore, nel gioco della presenza e dell'assenza e nella sicurezza covid.

 

Ringrazio tutti voi per essere qui, i collaboratori e gli amici del pub il Cantiere che ci ospita per il secondo anno consecutivo con l'invocazione: viva il lupo.

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