lunedì 6 giugno 2022

Tra Naufragio e Paradiso con Massimo Cacciari



Il tre giugno 2022 per il Città 100 Scale Festival ho presentato Massimo Cacciari sul suo ultimo saggio "Naufragio e Paradiso. Saggio su L'Uomo Senza Qualità di Robert Musil" per la serie un libro un autore, itinerario per la riflessione sul mondo d'oggi in preparazione della XIV edizione del festival.  

L'incontro si è svolto al Polo Bibliotecario di Potenza, riscuotendo un enorme successo. 
Il link dell'incontro
https://fb.watch/dt1TsMbY8Z/

Pubblico la scaletta (brogliaccio) appuntata per la presentazione (dialogo). 
Più che altro un percorso mentale. Come si può vedere siamo alla presenza di un "guazzabuglio" di annotazioni, alcuni delle quali hanno un'articolazione più estesa, altre solo accennate. Annotazioni che, chiaramente ho utilizzato solo in parte durante la presentazione. 

  • Il pensiero della crisi in alcuni aspetti del pensiero di Massimo Cacciari. "Operaismo" tra anni settanta ed ottanta (la mitteleuropea di Dallo Steinoff)

Non voglio entrare nello specifico. Mi preme sottolineare come questa discussione sulla Crisi in quegli anni (70 inizio 80 in particolare) segnava un elemento di grande frattura, almeno nella sinistra, rispetto a tutto un apparato culturale di derivazione hegelo-marxista, con forti richiami all'idealismo, presenti nella cultura della sinistra. In effetti era la tradizione culturale dei grandi partiti di sinistra (il PCI in particolare) ad essere messa al vaglio nella sua portata teorica e pratica, e così come i sindacati gestivano "il conflitto" operaio.

Gli "operaisti" (condenso in questo termine un movimento intellettuale/politico che ha avuto varie figure di rilievi dentro una discussione i cui due punti dialettici di riferimento sono stati in particolare Mario Tronti - Antonio Negri, con percorsi che man mano si sono divaricati sino ad opporsi sia sul piano teorico e sia sul piano politica. Qui ho presente in particolare Mario Tronti, il quale ritenevano che i partiti tradizionali non avevano più capacità di presa sulla realtà in termini pratici anche soprattutto per incapacità teorica di comprendere le novità che il fattore crisi avevano introdotto e introduceva mentre il capitalismo se n'era già impadronito, facendo della crisi un motore del capitalismo stesso, spostando "l'interesse" dalla produzione al politico.

La crisi si manifestava sotto molteplici aspetti. Il graduale spostamento del conflitto dalla fabbrica alla società, dall'operaio massa all'operaio sociale, alla modificazione della struttura dei ceti sociali. Tronti, si poneva la questione di quale protagonismo e quale conflitto della classe operaia, in considerarazione della nascita del movimento giovanile e di altri "soggetti" sociali e politici, soggetti non definibili più entro i parametri di "classe (operaia)" né possibili da porre sotto la sua egemonia. Il movimento, il femminismo, i giovani ponevano grossi problemi su come definire una soggettività plurima-distinta e la possibilità di un suo "governo" in funzione politica, entro una dimensione immanentistica, che come diceva Cacciari riguardava l'unità dei distinti.

  • Il Postmoderno

Un altro aspetto che si profilava all'orizzonte, l'emergere del postmodernismo, che proclamava la fine della modernità senza "aver compreso del tutto" la modernità. Non a caso si aprirà qui una disputa forte tra Cacciari e Vattimo sull'interpretazione di autori come Nietzsche e Heidegger.
Cacciari in particolare pone la questione della crisi come centrale alla modernità. La crisi è costituente della modernità, che non è mai proceduta in termini pacifici e tantomeno essa poteva considerarsi superata.
La crisi va letto come la rottura di un ordine, che ha tentato di mettere in relazione quelle che sono le contraddizioni.
Con l'idea che la crisi chiama ad una attenta e profonda critica.

  • la mitteleuropea e il pensiero della crisi, l'Europa della filosofia da Hegel a Husserl

Cacciari compie un'operazione vastissima. Rilegge tutto quel filone, fondamentalmente borghese, della "cultura della crisi", che si colloca in modo prevalente nella Mitteleuropa tra le due grandi catastrofi, della prima e della seconda guerra mondiale, con particolare riferimento ai filosofi che ne sono i precursori, Kierkegaard, Nietzsche tra i più importanti. In quel filone di discussione sul rapporto Culture e Zivilization, dove il tema centrale sono proprio gli esiti di una certa modernità, che filosoficamente rappresentato dalla grande filosofia Hegeliana, che con la logica dialettica ha tentato di esprimere un ordine del pensiero e della realtà, con tutte le contraddizioni che rimbelliscono al suo interno. Un ordine e un pensiero "sistematico" che viene messo in crisi. E perciò ne risulta anche un dramma, se non una tragedia.
Ora si capisce perché la Mitteleuropa in particolare, non solo perché si frantumano degli imperi, l'emergere del conflitto tra le nazioni, i partiti di massa, il comunismo e le sue correnti conflittuali, le crisi politiche ed economiche, il fordismo, la risposta con il welfare state, la social democrazia ma perché siamo in Europa, nel cuore dell'Europa. L' ggetto della discussione è l'Europa e il suo possibile tramonto. Ma l'Europa, come insegnano Hegel e Husserl (per citare due estremi del discorso) è la filosofia, la sua affermazione o il suo tramonto. Ma è proprio Husserl a volere dare "una ragione" della "crisi", da dentro la ragione. Cercare una logica della crisi e una sua possibile ricomposizione. Calandosi nel tempo della frantumazione dei saperi, degli specialismi che non trovano un orizzonte comune, un interesse reciproco per ricostruire un ordine e un senso nuovo.
Cacciari trova nei filosofi della crisi, coloro i quali non solo prendono concedo da un pensiero, ma ne vivono sino in fondo la portata. Cosa vuol dire? che costoro non s-ragionano, non fuggono dalla razionalità (Lukas). Certo la disarticolano, ne colgono le illusioni e le fallacie ma si assumono il coraggio dell'oltre. Certo abbandonando la dialettica dell'auhfebung per lo Über.
E sullo sfondo compaiono in questa rilettura filosofi Nietzsche (Il will zur macht, il Nichilismo e l'otre - uomo), Heidegger (la differenza ontologica e il discorso della tecnica), Max Weber (il disincanto, la razionalizzazione, la politica, il Potere), Shmit (sul fondamento del Politico e la decisione), Wittgenstein (la discussione sui fondamenti del linguaggio, della logica e delle scienze e i giochi linguistici, entro quel mondo in cui anche la scienza con la relatività e la quantistica discutono dei loro fondamenti e della conformazione delle teorie alla realtà.
Un mondo filosofico-culturale che Cacciari terrà sempre presente non solo come opera critico decostruttiva ma per tracciare una traiettoria teorica, instaurare nuove categorie per una profonda trasformazione del pensiero (della sinistra), che aveva perso effettualità proprio a partire da una crisi che sconvolgeva il mondo culturale e politico dalla fabbrica e alle forme del potere.

  • Musil - Romanzo e Filosofia e la lettura del romanzo di Cacciari

La domanda è: cosa porta a leggere o rileggere un testo come LSQ?
È sempre molto interessante quando un filosofo si confronta con la grande letteratura. Molti, letterati ritengo questo una operazione "impropria" perché a loro dire il filosofo inaridisce, con concetti astratti, la vita complessa e ricca di sfumatura di un'opera letteraria che ha proprio la caratteristica di essere plurivoca.
Ma c'è anche da aggiungere una considerazione ulteriore. Se il ritornare su un'opera, al di là di ciò che è il semplice studio accademico, non sia anche spinto da una certa urgenza che può essere palese o che agisce ancora inconsapevolmente sulla scorta di segni non espliciti del tutto, ma che colgono la nostra attenzione.

La filosofia del Novecento ha mantenuto stretto rapporti con altre forme espressive. La stessa letteratura, come l'arte, ha assunto un carattere filosofico proprio se si guarda a certe opere, tra cui il romanzo l'Uomo Senza Qualità. Un'opera, aperta, complessa, scritta da uno scrittore matematico, scienziato, psicologo, ingegnere, aspetti che l'autore riversa anche sul suo personaggio Ulrich.
D'altronde Cacciari si è sempre confrontato con la letteratura, le arti, l'architettura. La pubblicazione di questo testo è la ripresa di un lavoro all'interno dell'opera collettanea il Romanzo curata da Franco Moretti, una raccolta di lezioni dedicate al "piacere" che nasce dal corpo a corpo critico con alcuni grandi romanzi, dall'Asino d'oro a Cent'anni di solitudine.
(2003.)

  • L'approccio di Cacciari a LSQ

Un richiamo a "Dallo Steinhof" (1980, con ripubblicazioni successive), nel quale, Cacciari opere una "fenomenologia" della cultura della crisi, coinvolgendo figure di filosofi, intellettuali, artisti, scienziati, scrittori che la vivono, la pensano, la discutono, la rappresentano e molti di questi ne subiscono anche le tragiche sorti o altri ne intuiscono anche le possibilità.

Io credo che per Cacciari, il testo di Musil, sia, un altro punto di osservazione sulla Vienna- come dallo Steinoff. Una rappresentazione fenomenologia della crisi, che si manifesta incarnata nei protagonisti del Romanzo, nella struttura "formale" dell'opera, nelle modalità linguistiche.
I personaggi si muovono dentro la Vienna di Finis Austriae, simbolo del crollo di un mondo (di una ragione, di un ordine), e sono filosofi, intellettuali, artisti, scienziati, scrittori che la vivono, la pensano, la discutono, la rappresentano e molti di questi ne subiscono anche le tragiche sorti e altri ne intuiscono anche le possibilità
È la Vienna anche dove si vive disperatamente i limiti della parola (dei linguaggio) che non sa o può dire, che però non abbandona la possibilità di articolare altri linguaggi nella pluralità delle formule e modalità espressive.

Alcune annotazioni sulla struttura e le vicende del romanzo.
. Autore, Robert Musil
. Epoca
. La questione del "non finito" del romanzo

  • Aspetti d'interesse della vicenda e dei personaggi del romanzo.

Le vicende narrate si svolgono intorno al 1913
nella Vienna Imperiale, dove i vari personaggi raffigurano la grande società dell'epoca. Musil tratteggia personaggi, che incarnano figure "tipiche" del tempo, e cerca di raccontare in che modo quel tempo è compreso e vissuto. Ma è evidente che non vuole realizzare una ricostruzione storica o un romanzo di atmosfera. Quelle vicende, per usare una immagine cinematografica espressionistica, allungano la loro ombra sin dentro gli anni in cui Musil vive, assistendo ad altri sconvolgimenti che porteranno alla seconda grande catastrofe.

  • Sottolineatura di alcuni aspetti di Ulrich/Musil

Lo sguardo di Musil/Ulrich è attento, partecipe/distaccato allo stesso tempo, segnato da una "bonaria" ironia- critica per una specie di inconsapevolezza che regna.

Il romanzo non ha assolutamente la struttura "ottocentesca" del romanzo di formazione o non prende le forme della narrazione di una epopea, con un percorso narrativo che si evolve verso una direzione, secondo il principio, che tutto deve essere compreso e contenuto.
Il romanzo sembra non avere una logica narrativa, appare "frammentato" (perdita del grande stile- direbbe Nietzsche), assenza di centro, che ne predetermina un ordine.
Il romanzo riflette nella sua forma la "frantumazione" della realtà che per la maggior parte dei protagonisti, pur se vissuta, non è colta. Anzi si muovono disperatamente nella loro impresa, volendo riferirsi o cogliere una unità ormai inafferrabile (inesistente) e di qui il loro fallimento (naufragio), di cui ne subiscono molte volte l'irrequietezza perturbante.
In questa realtà si muove Ulrich (il protagonista), che "preso un anno di vacanza dalla vita" si offre come segretario dell'Azione Parallela, un'impresa mastodontica che dovrebbe organizzare i festeggiamenti per il giubileo del vecchio imperatore Francesco Giuseppe, per i suoi 70 anni di regni (1918) , in concorrenza al trentennio di Guglielmo II di Germania. L'azione Parallela si risolve però in un nulla di fatto.
Nel confrontare il vecchio e il novo, si aprono dispute infinite con accenti più innovativi (in apparenza) contrapposti ai più conservatori se non addirittura reazionari. Ci si aggira in un vuoto pneumatico (ma intrinsecamente tragico/comico), volendo dare realtà a idee vuote e illusorie (e pericolose): si discute di Pace entro un impero multiculturale (che ormai è diventato una polveriera di nazionalismi), di un capitalismo che vuole incorporare in sé lo spirito (la cultura), o meglio per dirla con Simmel la cultura nello spirito del denaro, onde tenere insieme Kultur e Zivilization, intesa come modernità senza anima che avanza (con lo sguardo rivolto all'America?).

  • alcuni aspetti filosofici del protagonista

Ulrich, che si proclama Uomo Senza Qualità, testandone in modo ironico da una parte l'inconsistenza, e dall'altro il destino tragico (apocalittico) del mondo nel quale si aggira.
Eppure Ulrich, che in effetti appare come un antieroe (i nuovi protagonisti della letteratura novecentesca) ha qualcosa di speciale. Si rivela essere degno figlio di Nietzsche. Filosofo frequentato e amato da Musil. Il filosofo che fa da spartiacque tra l'ottocento e il novecento.
Il pensiero di Nietzsche si "contrappone" al pensiero dialettico che aveva trovato in Hegel il suo vertice. Si contrappone alla filosofia della storia, la quale ritiene che la storia procede secondo una direzione, portatrice di un senso (dietro c'è chiaramente Schopenhauer).
Nietzsche attacca la stessa struttura e articolazione del soggetto. Mette in discussione la presa del pensiero sulla realtà.
È interessante come Cacciari legge il risvolto nietzschiano di Musil. Riguardo al Nichilismo, che Nietzsche annuncia come la morte di Dio. La quale proclama oltre che la perdita dei Valori (V maiuscola) o delle illusioni, qualcosa di più radicale cioè la perdita di qualsiasi fondamento.
Ulrich, a modo suo è un nichilista. Cacciari, nella sua indagine su Ulrich, lo relaziona a personalità del calibro di Wittgenstein, o di Max Weber, il filosofo del disincanto dell'epoca moderna, della razionalizzazione, del rapporto tra etica delle intenzioni e della responsabilità, i quali direttamente o indirettamente hanno eco in Musil-Ulrich. Sono essi stessi forme di espressione del Nichilismo nietzschiano. Un complesso di relazioni, che Cacciari opera con attenzione.

Userei una formuletta per sintetizzare. Direi che Ulrich, nelle sue caratteristiche di oltre-uomo nietzschiano, è colui che s'incarica, si fa portatore di ciò che il filosofo chiama nichilismo attivo, contro invece i fautori del nichilismo passivo, che vivono nel risentimento o nelle fughe irrazionali, schivando la realtà proprio perché "difficile" ormai da cogliere, perché c'è bisogno di più acribia e paradossalmente di esattezza, come attesta il matematico Ulrich.
E sicuramente un aspetto di questo sarà la messa in atto del prospettivismo nietzschiano, attraverso la pratica del saggismo da parte di Ulrich/Musil.

  • Alcune citazioni per dare un senso del personaggio e del romanzo

È per questo che essendo l'uomo privo di certezze, s'ingegna a vivere nell'incertezza secondo la "esattezza" del calcolo statistico, che sa che se una cosa viene "costretta dal solo concetto perde di spessore", che conscio dei limiti del linguaggio ne esplora le varie potenzialità e i limiti sino ai bordi dell'ineffabile (mistico), che pero come sottolinea Cacciari " E' un mistico che si mostra" non si sottrae.
L'USQ sa che nel mondo vi sono solo eventi, cioè il mondo è il puro accadere dei fatti irrelati tra loro, a cui bisogna pure trovare una forma per potergli dare senso, e che a partire dalla porta stretta della realtà si possono intravvedere le ulteriori possibilità, un barlume di paradiso (l'unica utopia possibile)

  • Un'annotazione sul secondo volume del romanzo

Quando ho letto dallo Steinhof di Cacciari (1980), mi interessò lo sviluppo che Cacciari dava al discorso "sulla crisi", che riguardava la possibilità di pensare l'unità dei distinti, che spingerà Cacciari a confrontarsi con figure filosofiche del calibro di Cusano. Questa tensione era molto presente nelle pagine dedicate a Musil, riguardavano in modo particolare l'incontro con la sorella (secondo volume del romanzo).
Un tema questo, della Unità dei distinti che Cacciari declinerà entro testi quali Geofilosofia dell'Europa e in Arcipelago.
L'attenzione è messa su alcuni aspetti del mistico: riprendendo Wittgenstein, e oltre Wittgenstein Cacciari, qui attraverso Musil saggia la possibilità di cogliere ciò che si mostra, che nessun linguaggio potrà rivelare del tutto. Cacciari attraverso Ulrich e la sorella Agatha evidenziava come per poter essere pronti ad una tale esperienza bisogna spogliarsi di sé, privarsi del possesso (eigen), rendersi appunto privo di sostanza (meglio di proprietà sostanziale), farsi vuoto in sé stessi, fare esperienza di interiore Gelesseneit (di un abbandono) (termine heideggeriano)
"Tra 'senza qualità' e gelesseneit vi è rapporto ma non identità. Nel 'senza qualità' si resta nella critica all'Ego possessivo e acquisitivo e al suo corpo, al potere che esso esercita; l'idea di gelesseneit indica, invece, un'estasi dal raporto-conflitto con la proprietà, un cessare dello stesso problema del possesso. Il linguaggio trascolora dai saggistici toni dell'ironia e della critica a quelli dell'illuminazione….
Oltre tale dimensione ancora sta la storia non narrata, non narrabile." (Cacciari, Dallo Steinhof, p.90-91)

  • Riflessione
Detto tra parentesi, avverto, invece in quest'ultimo saggio "Naufragio e paradiso", un disincanto maggiore, che se guardiamo all'Europa si tramuta in una profonda disillusione (discuterne con visione critica).




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