Che sogno strano!
Ero ad un grande comizio con un sacco di gente. Solo che a guardare gli uomini e le donne che mi circondavano mi rendevo conto che parlavano in modo un po' diverso da me e i loro vestiti sembravano di un'altra epoca.
Il mio cuore però palpitava di entusiasma alle parole del comiziante che se la prendeva con i padroni, esaltava la forza degli operai, che se uniti con lo sciopero potevano rivendicare un salario migliore. Non solo ma che una società più giusta e libera poteva essere realizzata. L'oratoria riecheggiava alle mie orecchie il discorso di Marco Antonio nel Giulio Cesare.
Io cercavo di avanzare tra la folla, volevo avvicinarmi quanto più possibile all'oratore, perché sapevo che era uno tra i più importanti "rivoluzionari" (come era negativamente apostrofato dai giornali borghesi e dalla questura).
Così finito il comizio, al momento delle strette di mano e degli abbracci mi avvicinai, con un po' di spavalderia per presentarmi.
Nel sogno ero molto giovane, forse ancora un ragazzo.
Mentre il sogno si svolgeva dicevo a me stesso sognante che quell'atmosfera e quel mondo appartenevano a film visti, che avevano molto suggestionato la vita di un ragazzo amante dei cineforum.
Mi spinsi vicini al comiziante, un leader, per incontrarlo e subito gli dissi il mio nome. Ancora infervorato dissi che il comizio era stato straordinario. Poi con una certa baldanza e faccia tosta aggiunsi: guardi io ho frequentato per un certo periodo, poco tempo a dire il vero, qualche circolo anarchico per poi aderire al socialismo di Turati ma confesso che da quando ho letto quanto scrive il sardo Gramsci sulle pagine di Ordine Nuovo, il mio modo di pensare era divenuto più disciplinato e attento al confronto con la realtà. Sentivo -aggiunsi- che stava sviluppandosi in me una tensione rivoluzionaria.
Con voce fessa e stanca, per la veemenza dell'oratoria, e la fonetica stridente, come se avesse ricevuto una laringectomia parziale, mi diede appuntamento per la sera presso un'osteria, dove si sarebbe incontrati con altri compagni, lettori di Marx e Lenin per discutere di come trasformare il socialismo italiano per portarlo in un solco più rivoluzionario.
Io, preso da impeto giovanile, dissi che pensavo con forza di tornare nel sud ad organizzare i contadini. Dall'espressione del volto riscontrai un certo disappunto.
Dicevo che i modi di vestire e parlare della gente mi risultavano strani. Insomma stavo rivivendo nel sogno, con meccanismi che gli appartengano, condensati in immagini ricche di riferimenti e ricordi, due film particolarmente evidenti il Compagno di Monicelli miscelato con Novecento 1 e 2 di Bertolucci con tanto di vita personale vissuta, che non si presentava mai in particolari episodi, si fondeva altrettanto nella fusione che la mia mente operava con i film.
Come faccio spesso al risveglio, meglio in quel frangente temporale in cui il mondo ancora non ha definito i suoi contorni, analizzo i miei sogni. Un uso spregiudicato e dilettantesco della tecnica psicoanalitica, con cui rincorro i ricordi e cerco di ricomporre un quadro surreale. A volte qualche spiegazione ne viene fuori, altre volte sono appigli per altre fluorescenze oniriche per essere ritornato a dormire senza essermene accorto. Un andirivieni tra il sonno più profondo e il dormiveglia alla ricerca di perché inafferrabili.
Così in me si riavvolgeva il nastro di una storia personale e collettiva che aveva trovato la sua origine nell'800 e che nella mia immaginazione si era sedimentati in immagini filmiche e teatrali, ormai velati da una patina, come risulta talvolta nei quadri antichi su cui il tempo ha posto la sua impronta di residui opacizzanti.
Avvertivo lontani ricordi di entusiasmo e forte passione consumati entro ambienti chiusi, poveri e pieni di manifesti e volantini. O di locali diroccati dopo il terremoto a discutere in modo forte con i compagni più anziani a come cambiare le cose nel piccolo paese sentendosi però parete di un grande movimento che ti proiettava fuori dagli angusti confini paesani, grazie alla solidarietà dei compagni a Bologna, Modena, Milano, Torino o Roma. Un muoversi, un agitarsi presi dalla frenesia di appellarsi a ideali di uguaglianza e solidarietà, che di fatto perdevano sempre di più consistenza entro un mondo in piena trasformazione politica, sociale ed economica, sotto molteplici punti di vista, fino al momento di cesura definitivo con il crollo del grande e dirimente muro, quale velenoso pomo della discordia in un mondo diviso sostanzialmente in due.
È stato questo il modo di passare dall'adolescenza - o giovinezza- ad una fase di maturazione piena di contraddizioni, lacerazioni e necessità di guardare in modo critico al passato segnato da due secoli l'800 e il 900 in particolare.
Per ritornare alla psicoanalisi di cui sopra, ho cercato di darmi spiegazione di quel strano, meraviglioso e perturbante sogno. Certo con l'avanzare dell'età riaffiorano nei ricordi attraverso le contorte vie del sogno momenti di vita lontani nel tempo, deposti in particolari cripte nei sotterranee delle mente.
Credo però che la scaturigine di tutto ciò sia stata dovuto al peso dell'attualità che volente o nolente mi ha sfiorato in questi giorni.
Penso che l'ultimo congresso della CGIL mi abbia suggestionato dando vita al mio viaggio onirico nel passato. Non riesco a trovare un significato preciso. Forse il fatto che al congresso sia stata presente la Meloni, l'avrò vissuto inconsciamente in modo negativo e il ritorno alle origini simbolicamente sia apparso una sorta di emendazione. O forse si è stabilito con il passato un ulteriore segno di frattura così da relegarlo nel profondo del sentimento nostalgico. O chissà nella forma paradossale, in cui molte volte i sogni si presentano, è stato un modo di dirmi dell'inconscio che quel ritorno all'origine ha il senso di ritrovare una ispirazione per ripartire per intraprendere un percorso di rifondazione sapendo che molto si è perso o bruciato del passato difronte a un mondo preso nuovamente da uno sconvolgimento tale in cui il destino degli umani e non umani deve trovare nuove forma di azione ed alleanze per dirimere contraddizioni e affrontare conflitti che si polverizzano per la mancanza di punti di riferimento in grado di proporre una sintesi che non può risultare univoca.
Nessun commento:
Posta un commento