martedì 21 marzo 2023

Potenza il centro storico e San Tommaso

Della Magnificenza

Si è aperta l'ennesima polemica sulla situazione del centro storico di Potenza, soprattutto da parte dei commercianti, quelli storici e anche dei nuovi perché sembra non ci sia il giusto "movimento" in grado di portare gente con una certa frequenza, al "centro".

Si denunzia l'abbandono e si incolpa la politica e l'amministrazione di non prendere iniziative a tale proposito. Per alcuni versi le critiche sono giuste, riguardano questa amministrazione, che, comunque, nella sostanza non si discosta dalle altre che l'hanno proceduta, anche se ha aggravato l'incuria e si nota una certa confusione nelle idee.

Comunque, bisogna dire, le stesse rivendicazioni e le critiche hanno dei rilevanti limiti di analisi e prospettive, incentrate come sono sull'immediatezza e l'ombelico di qualche categoria commerciale.
Dunque in cosa questa polemica è interessante e in cosa invece è priva di consistenza?

Alcune considerazioni preliminari.
Il centro storico è solo una piccola parte della città in termini abitatitivi ed economici (circa 1000 abitanti? su 50 mila)
La città si è estesa con altri quartieri, che considerati periferici, oggi hanno una certa rilevanza e ne sono stati costruiti di nuovi che hanno ulteriormente dislocata e allargata la città, con molteplici problemi urbanistici che hanno conservato i difetti di fondo della speculazione ed organizzazione dei servizi.

In generale molti di questi quartieri si sono costituiti come "nuovi centri" (tendono ad una loro identità e organizzazione in termini commerciali e amministrativi).
Inoltre si rivendica per il cento storico una funzione commerciale, mentre ormai vi sono centri commerciali diffusi in varie aree. Il commercio ha bisogno di servizi che il centro non ha.

Durante il tempo c'è stata penuria di locali per accaparramento di pochi facendo schizzare gli affitti mentre la crisi ha inciso su alcune categorie (piccoli negozi spiazzati dagli iper mercati), che stavano prevalentemente nel centro storico. Dunque una serie di cause oggettive che man mano hanno portato il centro storico a trasformarsi in un centro di "intrattenimento serale" per adolescenti e giovani, che vivono la notte soprattutto nel fine settimana, d'estate e in occasione di qualche festa cittadina.

In particolare è diventato il punto d'incontro dei più piccoli essendo un'isola pedonale e abbastanza circoscritta da dare sicurezza ai genitori che accompagnano i loro figlie e le loro figlie riprendendoli ad orari stabiliti.

Insomma la città ha cambiato la sua fisionomia e non sempre in meglio. Si è diffusa sul territorio e nello stesso tempo si è costituita in isole che trovano difficolta a relazionarsi per una mobilità complessa e mai risolta.

Allora quale deve essere la funzione del centro storico oltre quello che già è?
È necessario non ricadere nel nei soliti tic (comprensibili dei commercianti che avvertono in primis le loro difficoltà) bisogna capire se altro è possibile. E per questo bisognerebbe, a mio avviso, avere un'idea di città, che non c'è.

Per quanto mi riguardo ho sempre avuto la sensazione che questa sia una citta priva del coraggio per essere quella che dovrebbe essere. Costretta, da sempre in piccolo e asfittiche logiche "paesane" di una borghesia tutta concentrato sul proprio ombelico e poco propensa ad una funzione civica e rappresentativa della stessa città.

Se si chiede cos'è la città di Potenza si risponde in modo scolastico, che è il capoluogo della Basilicata. Se uno guarda nella realtà ci si rende conto che c'è poca consapevolezza (e fra poco ne spiego in che senso) e poca voglia di esserlo.
La città ha sempre svolto questo ruolo in senso centripeto e mai "centrifugo", si è posto poco come centro rappresentativo e propulsore economico e amministrativo per l'intera regione. Così si è arroccata in se stessa e adesso in piena crisi ne ha smarrito l'identità. Lascio stare altre considerazioni fatte in altri momenti per concentrarmi sulla questione "centro storico".

Parto da una considerazione che riguarda in generale la città che può avere un suo effetto sul centro storico. La prima cosa da fare è non pensare in primis al centro storico come un centro commerciale.
Per spiegarmi voglio ispirarmi a San Tommaso d'Aquino che nella sua "Summa Teologica" ha parlato della MAGNIFICENZA come una "attributo" che caratterizza la "Potenza" divina e per riflesso gli esseri umani. Si rifà a Cicerone evidenziando come "la magnificenza consiste nel fare grandi cose."
Ecco se una città, che ha una sua rilevanza e importanza, vuole assumere un ruolo di protagonismo regionale, amministrativo ed economico, deve comportarsi come tale allargando l'orizzonte in una prospettiva regionale ed identificare questa "magnificinza" in alcune parti della città: nella costruzione di una "nuova città" proiettata nella urbanità futuribile e in luoghi di rappresentazione della propria "magnificenza" in senso dinamico e "grandioso".

Insomma il centro storico, proprio perché ha la caratteristiche di legarsi al passato può essere considerato come un luogo importante perché questa città possa pensarsi e rappresentarsi.

Forse il punto di vista della cultura (non del turismo, che ne può essere una conseguenza) può essere quello indicato per pensare di costruire una dimensione diversa, a partire dai luoghi già esistenti (teatro, museo, palazzi) e a forme di manifestazioni di alta qualità che creino un profilo del centro, abitudini frequentative e circolazione di "pubblici" diversi.

Certo se l'atteggiamento è di accontentarsi del "si faccia qualcosa purché si faccia" il risultato sarà dilettantesco, improvvisato e fallimentare, come già lo è.
D'altronde né si può dire ai giovani toglietevi della scatole, anche loro hanno bisogno dei spazi e luoghi di relazione.

Il santo filosofo su citato faceva notare come la magnificenza "appartiene alla virtù della forza (fortezza) e del coraggio, perché riguarda l'assunzione di grandi cose e azioni, e perseverante anche quando le circostanze possono rendere difficile la loro realizzazione".

Nella pochezza di veduta generalizzata, in particolare, della politica (di governo e opposizione) credo che poco si faccia e si farà.

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