Scordato, l'ultimo film di Rocco Papaleo tra accordi e disaccordi. Alcune mie annotazioni
Il significato della parola "scordato" del titolo può essere "stonato" (es. pianoforte che suona male) o in una versione dialettale, come dalle mie parte, "dimenticato".
Nella prima accezione, è una metafora ad una condizione psicologica ed esistenziale di malessere che trova riverberi psicofisici, nell'altro un viaggio nei ricordi per smuovere (in termini psicoanalitici) blocchi di memoria causati da forti traumi subiti in un momento importante e complicato della sua gioventù.
Orlando, il protagonista, interpretato da Rocco Papaleo, si sdoppia in un sua allucinazione, un suo alter ego giovane (Simone Corbisiero), che lo costringe ad una continua e a volte petulante presa di coscienza della miserevole condizione di depressione in cui vive giunto al suo 60 compleanno, ennesimo e drammatico compleanno che Orlando non ha nessuna voglia di festeggiare.
Mentre a creargli problemi con le donne è il suo organo sessuale anch'esso non più in grado di accordarsi.
Lui fa l'accordatore di pianoforte, anche qui il gioco dei contrasti è palese con il suo modo di essere che lui definisce fuori dal coro, cioè fuori dal mondo tormentato da un forte malessere interiore.
Ed è proprio in una seduta di accordatura, non bene riuscita, per un do diesis indomabile e un acuto dolore alla schiena che incontra una poliedrica artista, cantante e fisioterapista, interpretata da una brava Giorgia esordiente alla recitazione, che umanamente e professionalmente, colpita dallo strano personaggio, se lo prende in cura.
Lo induce a compiere un viaggio a ritroso nella sua giovinezza e nell'infanzia alla ricerca dei momenti traumatici che hanno causato la tensione e i blocchi interiori che lo fanno "stonare", per ritrovare nella memoria i momenti che lo hanno condotto a "scordarsi" per riconciliarsi con la vita.
Un viaggio di ritorno nel passato psichico, che è fisicamente un viaggio di ritorno al paese per incontrarsi/scontrarsi con i fantasmi interiori che inconsciamente lo torturano. Un ritorno in Basilicata e a Lauria (paese natio) che sono il riflesso e l'interiorità del personaggio. Sono anche le contraddizioni tra la straordinaria bellezza della natura e una dimensione sociale e familiari segnata da contrasti e vicende dolorose che spezzano l'infanzia felice.
Il film è costruito tra interni curati architettonicamente, camere mentali di perfetta geometria, e scorci naturali tra ampi orizzonti marini e asperità montane, i luoghi prediletti dal regista della Basilicata, della costa tirrenica tra Sapri e Maratea. Mentre il paese è vissuto per la maggior parte in notturno.
A questo viaggio oltre a Giorgia, la psicoterapeuta prêt-à-porter, si affacciano altri personaggi emblematici del conflitto con la sua terra, amata e odiata allo stesso tempo, e la sua vita precedente. Mentre man mano, in questo processo di abreazione, il passato emerge e i traumi vengono risolti (o in parte risolti). Come dice Giorgia ad un certo punto, guardando una foto di lui ventenne che trova molto sensuale, anche nell'uomo così diverso di oggi un certo fascino resta.
Il film ripercorre dunque questo viaggio nel passato per portarci dentro una famiglia problematica. Il trauma di un padre che lascia sola una donna volitiva ed intelligente con due bambini, fratello e sorella, unitissimi e complici, innamorati della vita e della poesia. Insieme affrontano l'abbandono del padre e anche il rifarsi una vita matrimoniale della madre, mentre loro attraversano una giovinezza che si carica di pericoli, per la sorella sempre più impegnata in politica fino ad implicarsi nel terrorismo, ad essere arrestata e messa in prigione. Si svela così l'arcano che ha costretto al doloroso cambio di vita ed ad allontanarsi del protagonista dalla famiglia e dal paese da cui si sente tradito, e che considera ormai soccombente alla miseria umana e politica.
Ma è anche il momento di svolta del film perché il protagonista, grazie alla poesie, un vecchio album di poesie scritte con la sorella, riesce ad elaborare il suo passato traumatico, scoprendo aspetti sconosciuti di sua madre sino a riprende il contatto con la sorella incarcerata. Finalmente tutti personaggi comparsi, sono ricomposti mentre riprende il cammino verso una vita più serena. Perdono è stato fatto.
Ho voluto portare buona parte della trama del film, per sottolineare l'idea di fondo che lo regge e la ricchezza psicologica che presenta. Il film purtroppo non riesce sempre a reggere le intenzioni dal punto di vista registico. A momenti di delicatezza e di umorismo amaro, alterna altri di stanchezza narrativa per una trama sovraccaricata e non sempre risolta che appiattisce il film che risulta a tratti monotono.
I dialoghi, a volte, risultano lenti, in ambienti e spazi all'interni dei quali i movimenti e le collocazioni dei protagonisti sono dominati da una scoperta geometria. La presenza del doppio giovane risulta eccessiva, parla letteralmente troppo (a tratti sembra assumere le movenze del Ninetto di Pasolini).
Il personaggio viene fuori nelle sue caratterizzazioni comiche e amare, grazia come sempre, alla bravura dell'attore che ben si cala nei tormenti, sapendo tenere "a distanza" l'aspetto autobiografico, senza eccessi di sentimentalismi. In fondo si cerca di suscitare nei confronti del personaggio una tenera simpatia senza volere giocare sullo strappalacrime o il dramma psicologico.
Non mancano le idiosincrasie "polemiche" verso una regione (la Basilicata) incapace di valorizzare la sua ricchezza culturale e ambientali, che, grazie ad ignoranze e a rivalità territoriali, non sa cogliere le opportunità (come Matera 2019) e si crogiola in una dimensione "antropologica", riflesso di un mondo che non c'è più, mentre la politica ha perso ormai ogni capacità ideale e progettuale.
Un film non sempre entusiasmante ma che più di una corda di simpatia e commozione riesce a suonarla con la giusta accordatura e intonazione.
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