Raccontino - luglio 2021
Ho l'abitudine di accendere la radio alle sei del mattino su radio tre quando si dà via alla trasmissione "qui comincia" per iniziare il mio risveglio fatto di una lunga rêverie mattutina, di quella fase di cui Proust parla come uno strano momento di semi incoscienza in cui le cose, ancora indeterminate si fondano panicamente con il mondo e il corpo e la mente sono un tutt'uno.
Proprio in questo stato è facile che i ricordi affiorano per una sollecitazione sensoriale, suoni, voci, che l'ambiente diffonde.
Sarà stata la musica di Schumann e le parole, pronunciata dal conduttore della trasmissione radiofonica, sui bagliori di luce che mi sono ritrovato bambino in un campo di grano a rincorrere le lucciole. Questi piccoli esseri luminosi che durante l'estate, all'imbrunire, sfavillavano a migliaia sulle campagne indorate di grano o in prossimità delle nostre case paesane, quando la speculazione edilizia era ancora lontana e a due passi la campagna penetrava nella città fondendosi con essa.
Così si correva loro incontro con una inconsapevole gioia di appartenere ad un mondo magico.
Si cantava "lucciola, lucciola vieni da me, ti darò il pane del re e della regina, lucciola lucciola vienimi vicino" per poterne afferrare qualcuna per poi rinchiuderla in un barattolo di vetro, senza rendersi conto della mattanza che compivamo contenti che le nostre mani rilucevano della sostanza fosforescente dei piccoli esseri schiacciati nella foga di acchiapparle al volo. Poi cenato si andava a letto con il piccolo magico trofeo.
Ci s'infilava sotto le lenzuola e nel buio ecco che quel barattolo s'illuminava di decine di lucine. "Lucciola lucciola vieni da me", si ripeteva come un mantra nella mente e pian piano gli occhi si chiudevano mentre le lucine tra mille magiche fantasie, sacrificandosi, accompagnavano al sonno più quieto perché liberato dall'incombere di mostri bui e spaventosi che ogni tanto si affacciavano a rendere inquieti i sogni.
Le lucciole scomparvero presto dal nostro orizzonte, repentinamente sbattuti in altri mondi ai bordi di caotiche città industriali tedesche mentre il paese per la speculazione edilizia sottraeva suolo alla campagna, confinandola in luoghi remoti.
Ogni tanto si intravvedevano rade da qualche parte nelle campagne. Apparivano impaurite e fuggitive.
Per noi si erano ormai trasferite in quei bagliori televisivi, in quegli strani effetti che lo schermo televisivo produceva in particolare quando le trasmissioni finivano e comparivano i giochi fosforescenti fatti di piccoli punti luminosi mentre le vicissitudini della vita cambiava noi e il mondo circostante.
Si entrava inconsapevoli nel mondo degli adulti, in un mondo completamente diverso, con un salto in un'altra era geologica.
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