venerdì 25 agosto 2023

Elisa e le pietre d’inciampo

Non sono originario di Potenza e vivo in modo stabile in questa città da dopo l'omicidio della povera Elisa Claps e per una strana sorte abito nello stesso palazzo della famiglia Claps, per cui conosco i fratelli e i genitori di Elisa, in particolare la signora Filomena con cui mi saluto sempre in modo garbato e gentile, vedendo in quel sottile corpicino una forza e un coraggio indomabile, rivestito di tenerezza e cordialità.

Ho sempre avvertito che dietro questa storia drammatica, criminale e impietosa, che è salita ai vertici della cronica locale e nazionale, si celi qualcosa di perturbante, nel senso che si celano vari sentimenti che oscillano dalla pietas alla rabbia, rispetto a qualcosa che ha lacerate il velo dell'ipocrisia e della prepotenza in una città di provincia abituata a lavare i panni sporchi entro dimensioni familistiche e di clan. In generale con una coscienza civica capace di manifestarsi non sempre in modo esplicito e partecipato.
Ora la vicenda di Elisa Claps mette in moto reazioni diverse, che operano oltre le giuste rivendicazioni dei familiari di giustizia e verità per lenire l'immenso dolore, potere elaborare il lutto e trovare un po' di pace. 

Ciò che perturba è proprio l’incapacità civile, pubblica di trovare una comune soluzione lasciando alla dimensione privata il dolore, il lutto e per molti versi il rancore.
E mi sembra che molte reazioni scomposte, tra chi è a favore o contro l'apertura della chiesa della Trinità siano vittima di rancore, che spinge o verso un protesta rabbiosa contro un "occulto ed eterno potere" o di una dogmatica (bigotta e servile) presa di posizione. Questo attesta che la storia della vita civile in questa città va riletta per meglio comprendere come le forme di potere, di relazione, di convivenza e di gestione della vita pubblica abbiano creato solchi profondi in strati della popolazione che ancora sussistono ed emergono in queste circostanze.

Ora che la memoria di Elisa meriti rispetto è indubbio. Io non sono credente, ritengo però che in Italia una chiesa oltre che luogo di culto sia anche opera monumentale che segna la storia di un luogo. Ritengo che da parte religiosa, la proposta avanzata da Papa Francesco aveva senso, andava rispettata e portata a realizzazione con un percorso comune coinvolgendo anche la famiglia Claps. Non averlo fatto è una grave responsabilità della Curia, che implica una visione della chiesa poco caritatevole e di una certa arroganza. Ma non mi sento di dire che la chiesa debba essere sottratta al culto, cosa che tra l'altro credo lo stesso pensi anche la famiglia Claps.
Se la chiesa non riesce a trovare una giusta via di riconciliazione, rinchiudendosi entro mura oscure, sarà sua responsabilità, sperando che i credenti e frequentanti sappiano dare manifestazione del loro dissenso. Penso, inoltre, che sia un monumento che debba essere curato come testimonianza della storia di questa città nel bene e nel male.

La mia proposta, come laico, è di testimoniare in modo permanente con "pietre d'inciampo" (termine preso in prestito) o altre opere similari, con un segno tangibile e visibile dunque, da porre in prossimità della chiesa per ricordare che in quel luogo si testimonia la vita e la memoria di Elisa e di tutti/e quelli/e a cui è stata sottratta e continua ad essere sottratta verità e giustizia.

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