Riporto senza nessuna revisione o rielaborazione gli appunti tracciati per l'Incontro con Roberto Esposito il 6/10/2025 nell'ambito del Cittá delle 100 Scale Festival.
Il senso dell'incontro
La nostra intenzione è avviare una riflessione sui grandi cambiamenti che oggi attraversano il mondo, scegliendo come punti di osservazione a noi più congeniali la filosofia e l'arte performativa contemporanea.
Riteniamo necessario adottare uno sguardo più ampio e critico nell'interpretazione della realtà, in un contesto comunicativo che appare sempre più confuso e frettoloso, quando non apertamente orientato alla propaganda.
I fenomeni sociali e le trasformazioni in atto devono essere letti con una maggiore ampiezza per essere colti nella loro complessità e nella loro specificità contemporanea. Gli attuali conflitti sono spesso analizzati solo attraverso le lenti della geopolitica o dell'economia, che non riescono a fornire un quadro sufficiente sull'essere degli individui e delle popolazioni, in balia di trasformazioni percepite come una catastrofe costantemente evocata, se non addirittura invocata.
Il libro
L'occasione per invitare qui Roberto Esposito è stata la lettura del suo ultimo libro, "Il fascismo e noi" (Einaudi), che ha suscitato grande interesse. L'autore affronta con coraggio una tematica particolarmente sensibile per il nostro presente, soprattutto in un Paese come l'Italia, che si trascina dietro una "memoria difficile": una memoria conflittuale, mai pienamente elaborata, continuamente evocata dalle vestigia culturali, artistiche, architettoniche, formative e politiche ancora presenti. Su questi elementi non si è mai sviluppata una discussione critica e radicale. Al contrario, si è preferito sterilizzarli, normalizzando gli aspetti formali, mentre i contenuti e gli atteggiamenti sottesi continuano ad agire o a riaffiorare come un fiume carsico.
Sul titolo: "Il fascismo e noi"
I titoli, in genere, hanno due funzioni: incuriosire oppure comunicare subito il senso del contenuto. In questo caso, il titolo è ambiguo e proprio in questa ambiguità risiede il suo interesse.
Proviamo a lavorare "enigmisticanente" sulle possibili permutazioni:
Accostamento analitico: la congiunzione "e" pone semplicemente vicini fascismo (storia) e noi (oggi).
Rapporto storico: quale relazione esiste tra quel fascismo e noi? Quanto si distanzia da noi? Esiste su questo una rigorosa storiografia che contestualizza il fascismo come un evento passato, affermando che quel fascismo non ci riguarda più. Il fascismo è storicamente ben collocato. Vi è addirittura una corrente revisionista che rivaluta storicamente il fascismo, opponendosi a una presunta "egemonia culturale", volendo sostituirla con un'altra per riscrivere la storia in modo distorto.
Connessione perturbante: la "e" può indicare un legame più ravvicinato e inquietante. Quanto fascismo c'è qui e ora? Quanto c'è in noi? Qui sarebbe opportuno evocare Freud e il concetto di "Unheimliche": ciò che ci perturba perché familiare. È proprio intorno a questo perturbante che occorre lavorare e riflettere.
Paradosso del "non": se accostiamo alla "e" un "non" (il fascismo e non noi), emergerebbe la domanda se sia possibile contrastare il fascismo conoscendo e comprendendo in quali forme appare e si manifesta per tenerlo lontano da noi e poterlo combattere.
L'essenza del fascismo
Il libro cerca di capire proprio questo. Lo fa attraverso un percorso principalmente filosofico. Per fare ciò, è necessario prima di tutto individuare l'essenza del fascismo (termine filosofico).
Note su "5 punti paradigmatici"
È necessario considerare altri punti di vista oltre a quello storiografico, fondato su una logica argomentativa fattuale. Questo ci permette di focalizzare l'attenzione su ciò che "eccede" il racconto storico, per confrontarci con il fascismo e comprendere la "fascinazione" che esso ha esercitato e continua a esercitare, la quale è legata al mondo delle pulsioni.
La storia è stata la forma di disciplina che ci ha detto cosa sia stato il fascismo, ampliando la narrazione e la spiegazione dei fatti. Tuttavia, Esposito ci avverte che la storia, con i propri metodi argomentativi e logici, non riesce a spiegarci fino in fondo perché il fascismo abbia avuto così tanta presa nel passato e come mai oggi sembri manifestarsi e diffondersi sotto altre forme.
Inoltre, contrariamente a una vulgata che considera il fascismo privo di cultura e filosofia, è fondamentale individuare i punti cardine e i tratti essenziali che lo caratterizzano. Già dagli anni '30 del Novecento, pensatori come Levinas e Bataille, pur con sensibilità diverse, hanno evidenziato come il fascismo si opponga a una concezione "spirituale", ancorandosi invece a una condizione vitalistica, corporea e naturale.
Un altro aspetto da considerare è la possibilità di equiparare paradigmaticamente fascismo e nazismo, nonostante le differenze evidenziate dalla storiografia. Questo approccio consente di spiegare, ad esempio, perché il fascismo abbia potuto accogliere le istanze razziste naziste e perché Hitler abbia mostrato (almeno in una fase) una certa ammirazione per Mussolini. Entrambi i movimenti si trovano accomunati da un nemico "metafisico": il comunismo, che propone un progetto sociale e culturale alternativo per uscire dalla crisi della modernità liberale-democratica.
Un tratto specifico del fascismo emerge in ciò che Esposito chiama la "macchina della metafisica", che possiamo schematizzare come la capacità di utilizzare concetti, immagini e simboli propri sia della destra che della sinistra, sovrapponendoli o invertendoli per svuotare di significato l'orizzonte simbolico dell'avversario. In questo contesto, il fascismo sembra aver vinto la battaglia dei simboli, o meglio del simbolico.
Tuttavia, l'aspetto più inquietante da affrontare è che il fascismo non si è imposto solo attraverso il dominio sui soggetti, ma ha attuato forme di soggettivazione. Queste sono caratterizzate da individui disposti ad assoggettarsi al potere in cambio della "libertà" di esercitare violenza sui più deboli, gli ultimi della società, all'interno di una logica di ricompense e distribuzione gerarchica del potere.
Questi riferimenti dimostrano come lo sguardo storico, pur essendo essenziale e vincolato ai fatti, lasci fuori un "eccesso" che concerne i risvolti psichici, comportamentali e antropologici. Questi ultimi richiedono l'apporto della filosofia, della psicoanalisi in senso ampio, della letteratura e delle arti. Nel testo di Esposito, questi tre percorsi si intrecciano in una visione concentrica verso un unico punto: rispondere alla domanda su cos'è il fascismo e come rapportarsi ad esso.
Vorrei ora focalizzare l'attenzione su un aspetto che considero utile per chiarire ulteriormente ciò che Esposito definisce la "macchina metafisica" del fascismo, per aiutarci a comprendere meglio anche l'attualità.
Le due parole "metafisica" e "macchina" sono dense di significato.
Metafisica: Qual è il rapporto tra filosofia e fascismo? Due grandi filosofi vi hanno aderito: Heidegger e Gentile. Esiste una filosofia del fascismo? Sicuramente esso esprime una visione dell'uomo e di come l'uomo dovrebbe essere.
Macchina: In questo contesto, il termine va inteso come dispositivo. Quale dispositivo filosofico mette in atto il fascismo? Come opera in modo performativo sulla realtà, sul modo di sentire e di essere?
Esposito afferma un concetto molto forte e attuale: questa "macchina" ha la capacità di sovvertire la realtà, facendo convivere gli opposti e sottraendoli al principio di distinzione. Essa è in grado di rispondere a tutto e al contrario di tutto, facendo sì che istanze opposte si invertano: la sinistra diventa destra, la rivoluzione si trasforma in restaurazione. Non si tratta di una semplice ridefinizione del principio di identità, come avviene nel pensiero dialettico razionale, ma piuttosto di una sua abolizione, creando figure miste e contrastanti che trovano unificazione nell'ente che assume il corpo del leader carismatico. Si tratta di una sovversione totale dello spirito di ragione, che si manifesta nelle pieghe irrazionali del corpo.
Risonanze e riferimenti
La nozione di "macchina" richiama alcuni riferimenti significativi:
1. Fulvio Jesi, con la sua analisi del mito e della "macchina mitologica" del fascismo, offre spunti utili per comprendere come il mito venga manipolato per costruire un senso di appartenenza comunitaria.
2. Sigmund Freud, con la sua dinamica pulsionale (definita come "macchina pulsionale") nella seconda topica, esplora il rapporto tra Eros e Thanatos. La pulsione di morte diventa un elemento centrale nel discorso psicoanalitico, con particolare riferimento alle polemiche tra Freud e Reich, fino ai pensatori della Scuola di Francoforte, riguardo al fascismo e ai comportamenti fascisti. In questo contesto, il rapporto con la morte—sia nel senso di morire sia nel dare la morte—emerge come una componente fondamentale dell'essere fascista, specialmente nel suo manifestarsi attraverso dinamiche sadomasochistiche legate alla dimensione del potere.
3. Nella parte conclusiva del libro, Esposito fa riferimento a Deleuze e Guattari (attraverso il filtro di Foucault), alla loro "macchina desiderante", un concetto centrale nella schizoanalisi. Questa descrive l'inconscio come una catena di produzioni e flussi, e secondo Esposito sembra offrire "categorie"—meglio definirle "modalità di analisi"—che meglio interpretano si inseriscono in un'ottica immanentistica della realtà attuale.
Questi riferimenti evidenziano come lo sguardo storico, pur essendo fondamentale e vincolato ai fatti, trascuri un "eccesso" che riguarda i risvolti psichici, comportamentali e antropologici. Tali aspetti richiedono invece l'apporto della filosofia, della psicoanalisi in senso ampio, della letteratura e delle arti. Nel testo di Esposito, questi tre percorsi si intrecciano in una visione concentrica verso un unico punto.
Conclusione
Prima di lasciare la parola al Professore, desidero ricordare che continueremo questa riflessione con la proiezione di due film: "Il portiere di notte" di Liliana Cavani e "Salò o le 120 giornate di Sodoma", l'impossibile film di Pier Paolo Pasolini.
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