lunedì 17 novembre 2025

Contrordine - Una mostra contemporanea


"Contrordine. Ambienti/installazioni, proiezioni, incontri". 
Palazzo ex Enel - Potenza
(10 ottobre - 9 novembre 2025)

Considerazioni e riflessioni.  

Chi ha avuto modo di visitare la mostra "Contrordine. Ambienti/installazioni, proiezioni, incontri", allestita nell'ambito del Città delle 100 Scale Festival, presso l'ex palazzo dell'Enel a Potenza, in programma dal 10 ottobre al 9 novembre 2025, si è trovato di fronte a un'operazione complessa, ricca di significati stratificati su più livelli.

Innanzitutto, il rapporto tra artisti e palazzo, secondo l'idea del curatore Donato Faruolo. 
Il dialogo instaurato tra gli artisti e l'edificio – inteso come macchina architettonica - sviluppato attraverso rimandi interni e riferimenti alla sua storia sociale.
 A questo si è aggiunto il fluire dei visitatori, spinti da motivazioni estetiche, personali, da un legame affettivo con il palazzo, o da una curiosità suscitata dal successo della mostra, amplificato anche dai social media, che pure raccontano qualcosa. 
Infine, le ragioni che spingono un festival a promuovere operazioni di questo tipo.

Partiamo proprio da quest'ultima. Il Festival si caratterizza come un evento dedicato alla contemporaneità delle arti performative. Chi frequenta questo mondo sa bene quanto i confini tra danza, teatro, musica, performance e arte siano diventati porosi, soprattutto con l'avvento del digitale, che apre nuove prospettive estetiche e immaginative. 
Al centro vi è una profonda trasformazione nei modi della comunicazione e della relazione, interpretabile in modi diversi, con sfumature sia positive che negative.

La scommessa, in questo contesto, è che l'ibridazione non conduca a forme di assemblaggio incongruenti o a fusioni che annullino le specificità dei singoli linguaggi, ma che il lavoro favorisca un reciproco potenziamento. Così come i luoghi non sono più solo i palcoscenici tradizionali, ma anche spazi pubblici, in particolare quelli capaci di instaurare un rapporto più diretto tra artisti e pubblico, tra luogo e dimensione sociale.

La mostra si inserisce, per il Festival, proprio in questa dimensione "performativa" nei paesaggi urbani. Si configura infatti come una mostra-installazione che, durante il suo svolgimento, ha contenuto/interagito con altre performance musicali, di danza  ospitate all'interno del palazzo, che è stato anche cinema e luogo di riflessione.

E veniamo al palazzo. È importante sottolineare che non si è trattato di una semplice "location" – termine banale, spesso usato per indicare scenari occasionali di "bellezza". Qui c'era in gioco ben altro, come già accennato. Né si è trattato di una proposta di rigenerazione (se arriverà, sarà ben accolta, purché non ne stravolga il carattere, come purtroppo accade spesso).

Il palazzo è stato il vero soggetto-oggetto della mostra. Il titolo "Contrordine" richiama diversi significati, come sottolinea il curatore nel suo testo di presentazione (v. link primo commento). In particolare, rappresenta un paradosso rispetto ad alcuni canoni della modernità, riflessi nello stile razionalista dell'edificio. Alcune retoriche di "rigenerazione dell'umanità" e forme di dominio sul tempo e lo spazio, urbano e sociale, si sono rivelate incongruenti, se non addirittura dannose.  
Così il razionalismo, adottato in varie parti d'europa, come  funzionale, in senso generale, per il controllo burocratico e politico dello stato, in particolare ha trovato in regimi totalitari, come il regime fascista italiano, una particolare diffusione. 
In tal senso il palazzo come traccia residuale pone una serie di problematico come, per esempio, un rapporto complicato con una "memoria difficile" non adeguatamente elaborata, che agisce "carsicamente", sterilizzata all'interno di retoriche vertente al formalismo nell'interpretazione del passato culturale e artistico italiano ed europeo. 
É chiaro che si pongono problematiche  in rapporto alla sua eredità e condivisione e nel caso del palazzo del suo recupero. 

Il lavoro è stato condotto in stretta collaborazione tra curatore e artisti, con l'obiettivo di creare un ambiente che, attraverso sensibilità artistiche diverse, instaurasse un rapporto con il palazzo senza sovrapporsi ad esso, ma attraversandolo per scoprirne i risvolti reali, simbolici e allusivi: dalla dimensione spaziale alla creazione di luoghi mentali, fino a presenze inquietanti che si configurano come nuovi abitatori dell'edificio. Il tutto senza indulgere in alcuna retorica delle rovine.

Chiunque abbia attraversato e abitato il palazzo è stato accompagnato dall'installazione sonora di Di Croce/Mangini, che ha giocato con lo spazio a partire dalla scalinata elicoidale d'ingresso fino al piano espositivo, dilatando la dimensione sonora fino al limite del disorientamento.

Marcello Mantegazza si è confrontato con le tracce del tempo sulle pareti e con gli elementi decorativi ancora presenti, intervenendo con i suoi paradossi poetici in forma di poesia visiva, disseminati tra le stanze, non sempre immediatamente avvistabili.  Le scritte hanno sollecitato un viaggio di scoperta tra realtà e immaginazione, attraverso una soggettività che si confronta con se stessa e le proprie fragilità e inquietudini.  Con spunti ironici, che a volte lambiscono il sarcasmo, verso se stesso e il mondo.  

Maria Ditaranto, invece, è uscita "fuori dal quadro" per dar vita a un percorso installativo che immagina chimere volatili come nuovi abitanti del luogo, insieme a una vegetazione naturale che riprende lo spazio sottratto.
Di fronte all'estraneità e all'insolito, si percepisce una sorta di inquietudine, in cui si incontra l'altro da sé e forse ad un rapporto più significativo tra umano e non umano. 

I visitatori hanno superato il migliaio, e numerosi sono stati gli apprezzamenti espressi, ciascuno con la propria sensibilità e modalità interpretativa. 
In definitiva, l'obiettivo di creare un grande momento artistico e di riflessione sembra pienamente riuscito.

Installazioni: 
scala / Nicola Di Croce e Marta Magini, Quattro fischi verticali
secondo piano, corridoio sx / Maria Ditaranto, Auspici e chimere
secondo piano, corridoio dx / Marcello Mantegazza, Tautologie e paradossi

Per informazioni sul curatore e gli artisti consultare
www.cittacentoscale.it

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